PASTICCIO ALL’ITALIANA
Se si ripercorrono gli eventi di queste ultime settimane, il quadro non è affatto rassicurante sotto il profilo istituzionale. Dopo il tentativo fallito del prof. Conte, costretto a rimettere l’incarico, alla luce anche delle preoccupazioni espresse in sede internazionale e dopo il balzo in avanti dello spread, il Presidente della Repubblica conferiva nuovo incarico a Cottarelli per la formazione di un governo tecnico. Nelle stesse concitate ore, il capo del Movimento 5 Stelle minacciava la messa in stato di accusa del Presidente Mattarella, fissando un meeting in piazza per il 2 giugno, anniversario della Repubblica. Altro violento e ingeneroso attacco veniva portato alla prima carica dello Stato dal “luogotenente” Di Battista con parole di fuoco. E qui il gioco si complicava per cui, dopo prevedibili contatti sotterranei, il Capo di 5 Stelle faceva un passo indietro dichiarando di voler collaborare con la Presidenza della Repubblica per evitare un ritorno alle urne che sarebbe invece piaciuto a Salvini. Di conseguenza, Cottarelli veniva messo da parte (ironizzava sul suo ruolo anche la giornalista del terzo canale che lo intervistava) e riprendevano le trattative con i due alleati fino alla formazione del governo. Ovviamente ci si aspettava che prevalesse la linea di rigore seguita da Mattarella. Men che mai perché la Lega riproponeva il suo “cavallo di razza” il prof. Savona in un’altra casella, quello dei rapporti con l’UE. E’ evidente che si è trattato di un piccolo escamotage che ha consentito di trovare un compromesso tra le parti. Ma non c’è dubbio che – se si tiene conto dell’assetto complessivo di questo governo – non poche sono le riserve sulle scelte future di questo governo fin dalle prime dichiarazioni espresse da Salvini che – come primo atto da Ministro degli Interni – ha deciso di andare in Sicilia, chiarendo che manderà a casa tutti i migranti non in regola. Siccome i migranti che arrivano sulle nostre coste non sono affatto “in regola”, se ne deduce che contro di essi si esprimerà la linea dura della nuova amministrazione. Vorremo ricordare che, in base alle leggi di questo paese, i migranti che arrivano in Italia hanno diritto di chiedere asilo politico se ne sussistono le condizioni, hanno diritto a veder esaminata la loro richiesta secondo le leggi di questo Stato, hanno diritto di essere accolti anche per motivi umanitari, se non sussistono i presupposti per la concessione dello status di esiliato politico. Ed il nostro paese ha dovere di esaminare le richieste affidate alla Magistratura indipendente; ha obbligo di rimpatriare il singolo migrante, solo all’esito dell’esame della sua situazione, ricordando che è fatto espresso divieto di rimpatri collettivi. Certo, la materia va regolata diversamente a livello europeo ma è già in previsione, al prossimo incontro fissato per i Capi di Governo, che si discuterà anche della riforma del trattato di Dublino. Altra poca lodevole iniziativa è quella partita da altro membro di questo governo che ha dichiarato di non voler riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso genere, criticando di fatto una legge dello Stato che ha dato pari dignità alle famiglie omosessuali. Gesto maldestro, criticato anche da Di Maio ma che è un altro segnale del “rinnovamento” di questo governo. Questo senza sottacere che questo governo non è che l’ultima tappa di un degrado politico cui non è estraneo il PD e soprattutto la pattuglia dei giovani decisi a rompere ogni legame con la “vecchia” tradizione classista. Non sorprende, dunque, che nel tripudio delle bandiere di questo anniversario della Repubblica, si sia ritrovata “l’unità” di tutti gli italiani quasi che la storia non facesse più testo. E’ pericoloso, per quanti hanno a cuore le sorti di questo paese e della sua gente, dimenticare questo passato facendo credere retoricamente che si sia ritrovata una presunta unità. Si è trattato, per come si è svolta, di una vera e propria ammucchiata istituzionale che ha aperto le porte ad una nuova fase dove i poteri forti agitano la bandiera dell’unità della nazione, della sovranità del popolo, laddove in realtà si allarga la forbice tra i nuovi ricchi e milioni di cittadini che sono a rischio di povertà.
Giugno 2018
(Avv. E. Oropallo)
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