Lodo Alfano: una norma legittima?
Sulla G.U. del 25.7.2008 n. 173 è stata pubblicata la l. 23.7.2008 n. 124 – cd. lodo Alfano – con la quale si prevede la sospensione dei processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera e Presidente del Consiglio dei Ministri) che si applica a far data dall’assunzione della carica o della funzione ed estesa anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica (art. 1 comma 1°). E’ previsto, comunque, (art. 1 comma 2) che l’imputato possa rinunziare alla sospensione in ogni momento.
La sospensione (art. 1 comma 3) non impedisce al Giudice di provvedere all’assunzione delle prove non rinviabili. Per tutto il periodo della sospensione sono sospesi anche i termini di prescrizione (art. 1 comma 4). La sospensione opera per l’intera durata della carica o della funzione e non è reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura (art. 1 comma 5). Comunque, alla parte civile resta la facoltà di trasferire l’azione in sede civile (art. 1 comma 6). La sospensione si applica anche ai processi in corso, in ogni fase e grado, alla data di entrata in vigore della legge (art. 1 comma 7) che coincide col giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella G.U..
La approvazione della norma, come è noto, è stata accompagnata da numerose polemiche soprattutto legate ai problemi giudiziari dell’attuale Capo del Governo. Certo è che, se si voleva garantire le alte cariche dello Stato da un procedimento penale che li vede in veste di imputati, ci pare legittimo che la sospensione fosse applicata solo ai reati commessi nel corso del loro mandato, anche se di diritto comune.
La perplessità sorge nel momento in cui la sospensione si applica anche ai processi e per i reati commessi prima dell’assunzione della carica. E questo, ci sembra senz’altro una violazione del principio di uguaglianza dei cittadini difronte alla legge. D’altra parte, non va sottaciuto che la proposta di legge è stata avanzata proprio per garantire all’attuale presidente del Consiglio dei Ministri – imputato in diversi procedimenti penali – di paralizzare i processi in corso. E questo non può ritenersi una circostanza del tutto casuale a riprova della scarsa sensibilità politica e sociale dei nostri rappresentanti al Parlamento.
Scheda a cura del Centro Studi Giuridici Koinè – Agosto 2008