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IL RISVEGLIO DEL GIGANTE

Martedì 26 settembre un sisma di magnitudo 4,2, profondità 2,9 km, alle 3:35, ha buttato giù dal letto migliaia di cittadini di Pozzuoli: è stata la più forte delle 80 scosse di uno sciame sismico cominciato lunedì, la più alta avvertita nei Campi Flegrei negli ultimi quarant’anni. Un brutto risveglio per tutta Napoli ma in particolare per gli abitanti di Bagnoli, quartiere un tempo operaio che ospitava la fabbrica di ItalSider. L’epicentro è stato individuato nel mare ma il terremoto è stato avverte da Posillipo al Vomero. “È difficile immaginare” – scrive la Repubblica del 28 settembre – “che 39mila anni fa vennero proiettate in aria decine, forse centinaia di metri cubi di magma, ceneri e lapilli, poi ritrovati perfino in Russia e in Groenlandia”. Fu l’eruzione più potente del Mediterraneo che sconvolse il clima contribuendo – secondo alcuni studiosi – all’estinzione dei Neanderthal.

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Secondo l’Osservatorio Vesuvianoil rischio di eruzione è relativamente basso. L’ultima risale al 1583“. Precisa il direttore dell’Osservatorio che “il monitoraggio dei Campi Flegrei viene effettuato con satelliti e GPS che rilevano le deformazioni del suolo per cui in caso di un’eventuale eruzione avremmo probabilmente qualche giorno per dare l’allarme” confermando però che non è possibile prevedere quando e come possa avvenire un terremoto anche se scosse più frequenti e intense possono senz’altro considerarsi come sintomi. Ma nulla esclude che questo sciame sismico possa esaurirsi da solo, come è avvenuto nel 1984. Di fatto da molti anni gli abitanti sono in allarme per il bradisismo.

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Tra Pozzuoli e i vicini quartieri napoletani risiedono nella zona rossa circa 700 mila abitanti, ma di fatto un milione e 200 mila cittadini si affollano in un’area vulcanica tra le più rischiose al mondo. Purtroppo è mancata in questi anni un’adeguata attenzione per questi fenomeni. Il suolo continua ad abbassarsi e sollevarsi provocando il panico per le scosse del terremoto che si susseguono da mesi, notte e giorno. Un piano di evacuazione sulla carta esiste ma se l’attenzione scientifica è alta, la consapevolezza politica lo è molto di meno. Pochi sanno con chiarezza cosa fare, quali indicazioni dare ai cittadini: l’ultima esercitazione della Protezione Civile risale al 2019 prima del Covid. In un territorio in cui le case abusive arrivano fino alle falde del Vesuvio, per inosservanza dei piani regolatori e dei controlli, gli abbattimenti degli edifici illegali sono quasi inesistenti. Governo, Regioni e Comuni: chi coordina le fasi dell’attività di prevenzione, organizzazione e le informazioni dei residenti?

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Non esiste una cabina di regia pubblica, un punto di riferimento certo per cui i cittadini non sanno a chi rivolgersi. Le vie di fuga non vengono manutenute e i percorsi di salvataggio appaiono tortuosi. In caso di eruzione ci sarebbe un vero e proprio caos perché è mancato in questi anni qualsiasi programma di educazione scolastica per i ragazzi, per addestrarli ad un rischio in aria vulcanica. Solo oggi il governo sta studiando un piano straordinario per l’evacuazione in caso di eruzione ma il prefetto Mario Morcone, assessore regionale in Campania nella giunta De Luca ai microfoni di Radio24 afferma che “il tema centrale è quello delle criticità della viabilità e delle vie di fuga. La zona è densamente popolata e le infrastrutture sono insufficienti a garantire un’assoluta semplicità per andar via in una situazione di difficoltà“. Certo sarebbe stato meno complicato se le iniziative fossero state avviate in assenza di un fenomeno in evoluzione come quello in atto. L’economista Antonio Coviello stima addirittura in 30 miliardi di euro il costo di un’evacuazione improvvisa di oltre mezzo milione di persone. Ma si tratta di stime inattendibili.

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In caso di eruzione sarebbe distrutta una gran parte dell’Italia e le conseguenze potrebbero essere catastrofiche anche per tutta l’Europa. Lo rivela un nuovo studio da cui è emerso che il mantello vulcanico dei Campi Flegrei si sta assottigliando sempre più velocemente. Un mantello più sottile significa una maggiore suscettibilità per una potenziale eruzione. L’ultima volta che questo super-vulcano ha eruttato è stato nel 1538. Tuttavia si è trattato solo di un’eruzione debole. Negli ultimi decenni gli scienziati hanno osservato segnali sempre più frequenti per cui l’eruzione potrebbe ripetersi nel prossimo futuro, come afferma Cristopher Kilburn, secondo il quale il vulcano è destinato a scoppiare ed è necessario che l’Italia e l’Europa intera siano preparate.

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Attualmente circa 700 mila persone vivono nei Campi Flegrei e altre 300 mila vivono direttamente all’interno della caldera. Un’esplosione avrebbe un impatto sul cambiamento climatico globale. I risultati della ricerca pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications lo confermano ma non è possibile prevedere quando ciò accadrà. La caldera dei Campi Flegrei eruttò nel XVI secolo senza causare grandi danni. Ma l’eruzione di circa 39 mila anni fu una delle eruzioni più potenti nella storia del nostro pianeta con conseguenze globali e durature per l’intero pianeta. L’esplosione è stata paragonata all’impatto di un asteroide sulla Terra per cui non è assolutamente da sottovalutare il rischio di un fenomeno analogo nel prossimo futuro.

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Molti anni fa, nel 1980, si verificò in Irpinia un terremoto del sesto grado della scala Mercalli, che fece migliaia di vittime. Anche allora non si prese alcun provvedimento, anche se il terremoto poteva collegarsi al rischio eruzione del Vesuvio, ma è un dato di fatto che si cominciò a parlare di un piano per l’evacuazione della popolazione in caso di eruzione. Purtroppo, di questo si sono perse le tracce, anche perché si trattava di un piano di difficile realizzazione, per cui si ritornò a vivere come prima. Anzi, il Vesuvio e i Campi Flegrei continuarono e continuano ad essere visitati da milioni di turisti, essendo il turismo un settore vitale per l’economia locale. La gente sorride quando si accenna al rischio Vesuvio, fa gli scongiuri ma non può fare altro che affidarsi alla buona sorte. Quello che è grave, oggi, è che il Governo non ha finanze per promuovere un serio progetto di evacuazione. Si tratta di una situazione unica in Europa e nel mondo anche se “viste le prospettive di una eruzione devastante” invece di fare la guerra per un pugno di terra ci dovremmo preoccupare di questa spada di Damocle che potrebbe portare alla fine della nostra civiltà.

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Se è vero che le eruzioni sono un fenomeno naturale, la prevenzione gioca un ruolo prezioso: tuttavia nel nostro caso il piano di evacuazione è fermo al 1980 e solo alla fine degli anni ’90 è stato aggiornato pur presentandosi ancora più irrealizzabile oggi con una popolazione di oltre un milione di abitanti, che vive praticamente nella caldera. Oggi si dovrebbe correre ai ripari: qualcuno parla di aggiornamento del piano, ma poco si sa e nessuno è disposto ad assumersi alcuna responsabilità, per cui restiamo impotenti dinanzi a una ipotesi di disastro che potrebbe scoppiare senza alcun preavviso causando la morte di centinaia di migliaia di persone, rendendo nello stesso tempo inabitabile una larga fascia del sud Italia. Non vorrei essere “un profeta di sventure” perché il quadro illustrato mostra come siamo in notevole ritardo rispetto a una prospettiva che potrebbe essere imminente.

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Se riusciremo a superare questa fase critica, lo dovremo solo al caso – o, secondo alcuni, a San Gennaro. A volte i miracoli possono anche avverarsi. Dal mio punto di vista vorrei rivedere ancora una volta i luoghi dove ho passato la mia infanzia e la mia giovinezza nel corso della storia. Paesaggi, affetti, sapori trovano posto ancora nei miei ricordi e così vorrei che questo risveglio della natura non venisse a colpire una popolazione che, nel bene e nel male, fa parte della storia collettiva del nostro paese.

Ottobre 2023

IL RISVEGLIO DEL GIGANTE

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