SOPRAVVIVENZA A RISCHIO DEL POPOLO CURDO IN IRAQ
Anche se la guerra in Ucraina sta polarizzando l’attenzione del mondo intero, non dimentichiamo gli altri conflitti diffusi nel mondo intero che mettono a rischio la sopravvivenza di popoli interi minacciando la loro cultura plurisecolare. È il caso dei Curdi iracheni, come ci ricorda Bernard Henri Levy sul quotidiano “La Repubblica” di circa un mese fa. Venuti meno gli aiuti degli alleati dei Curdi nella lotta contro l’ISIS, europei e americani che siano. Purtroppo la battaglia contro “lo stato islamico” non è ancora vinta. Esso è tornato a mettere alla prova la capacità di resistenza dei Curdi iracheni guidati dal generale Sirwan Barzani, grazie all’appoggio dell’Iran. Senza la vigilanza di un gruppo bipartisan di cui fan parte anche alcuni senatori americani, i Curdi avrebbero dovuto rifugiarsi di nuovo sulle montagne. Anche il governo iracheno lavora per indebolire e strangolare “questa legione autonoma” curda dotata di una sovranità limitata. Dal 2014 la quota prevista nel bilancio federale del governo iracheno è bloccata aggiungendo che lo stesso governo vieta ai Curdi iracheni di esportare e sfruttare il petrolio, vitale per quella regione. Quest’anno le milizie sciite, al soldo dell’Iran, hanno lanciato razzi che raggiungono anche i sobborghi di Erbil, capoluogo di questa regione ed il suo aeroporto. L’obiettivo è quello di sabotare un’esperienza democratica che costituisce un punto di riferimento per tutti i Curdi sparsi nei paesi vicini, in particolare nell’Iraq e in Turchia, dove sono perseguitati dal criminale di guerra Erdogan. Un’etnia, quella curda, forte più di dieci milioni di persone che cerca di costruire un avvenire di pace e di fratellanza, unico paese che fino ad ora ha rispettato la parità di genere di entrambi i sessi. Una spina nel fianco per Erdogan che cerca di risuscitare l’impero ottomano defunto o per il regime iraniano degli Ayatollah che si credono eredi di una grande Persia estesa fino a Baghdad. A Kiev come a Erbil, si sta giocando la stessa partita, quella della sopravvivenza di un popolo. Se scompare l’enclave curda in Iraq, è un altro pezzo della Storia che scompare, insieme ai suoi protagonisti che hanno versato il loro sangue nella lotta contro lo Stato islamico. E questo grazie anche al silenzio colpevole di chi li ha usati in guerra ma che li abbandona oggi quando è a rischio la sua sopravvivenza. L’Europa e gli USA, sempre pronti a difendere le minoranze discriminate e a rischio estinzione, hanno un debito aperto con il popolo curdo che è stato prima illuso di poter difendere la sua esperienza di democrazia e oggi lasciato alla mercé di due sanguinari regimi totalitari.
Ottobre 2022