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RIFORMA DEL PROCESSO CIVILE

Nel corso del Consiglio dei Ministri del 30 giugno u.s. è stata presentata una bozza di riforma della giustizia civile e penale cui farà seguito una fase di consultazione pubblica di 2 mesi cui seguirà, infine, un nuovo e definitivo passaggio in CdM per il varo della riforma.
I due mesi sono ormai scaduti e non sembra che in questo periodo, il potere esecutivo abbia svolto quelle consultazioni programmate, a parte i twitter del Presidente del Consiglio che ci informava sulle mirabolanti capacità dell’esecutivo di risolvere, una volta e per tutte, i problemi ormai di un sistema giudiziario “in stato di coma irreversibile” come ha scritto un nostro titolato collega, l’avv. Mazzola, delegato di Cassa Forense.

Le linee guida su cui è imperniata la riforma consta di dodici punti su alcuni dei quali ritengo opportuno soffermarmi, perché legati alla mia più che quarantennale esperienza nel settore del diritto civile. Il Governo prevede innanzitutto di ridurre i tempi della giustizia civile riducendo i tempi del giudizio in primo grado ad un anno, dimezzare nel frattempo l’arretrato che viaggia ormai oltre i 5 milioni di processi e porre mano, infine, ad una riforma della responsabilità civile dei magistrati avvicinandolo al modello europeo.

E’ evidente – come scrive sempre il nostro collega- che su questi punti programmatici ci troviamo tutti d’accordo ma bisogna guardare anche ai contenuti. In tempi, comunque, talmente rapidi che temiamo ancora una volta che la discussione sia rinviata ancora una volta.
E’ quello che sta accadendo in questi giorni. Lo stato di degrado della giustizia italiana è confermato dalla statistiche internazionali che ci pone agli ultimi posti al mondo per quanto riguarda il grado di affidabilità. Come ha ricordato sempre il nostro collega nel suo intervento, c’è una giustizia alternativa che va applicata ma che non può essere imposta. C’è un problema di accesso alla giustizia che agevola chi ha più risorse e penalizza i meno abbienti. C’è un’impunità assoluta dei magistrati che deve essere affrontata ed un numero eccessivo di avvocati senza dimenticare la cronica disorganizzazione degli uffici giudiziari con una produttività minima determinata non sempre da carenza di organici e mancanza di strutture ma anche frutto di incuria e di mancanza di senso del dovere.

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