LO SCANDALO DEI NUOVI COMPENSI DEL CNF
LO SCANDALO DEI NUOVI COMPENSI DEL CNF
Nella seduta dell’11.12.2015 il CNF, con una delibera ad hoc, dopo aver stabilito le modalità di rimborso delle spese sostenute dai consiglieri per l’espletamento del loro mandato, all’art. 3 stabiliva che ai componenti dell’Ufficio di Presidenza, veniva riconosciuto oltre al rimborso delle spese, un gettone di presenza per tutte le attività inerenti il mandato, determinato in misura forfettaria in € 90.000,00 per il Presidente, in € 50.000,00 per il Vicepresidente, in € 70.000,00 per il Consigliere segretario e in € 50.000,00 per il tesoriere. Ancora, all’art. 4 veniva riconosciuto ai Consiglieri nazionali un gettone di presenza per le sedute amministrative e per le udienze giurisdizionali fissato in € 650,00 oltre accessori di legge. La decisione ha sollevato molto disagio all’interno della categoria: l’OUA ne ha richiesto la sospensione in quanto il provvedimento è stato adottato senza l’opportuno confronto con i Consigli degli Ordini e con le associazioni maggiormente rappresentative del Foro. Anche la nostra associazione, nel marzo scorso, segnalava come questa anomalia poteva fungere da apripista per analogo riconoscimento dell’attività dei Consiglieri degli Ordini territoriali. Analoga preoccupazione veniva sollevata sempre nel marzo scorso, da diversi Consigli dell’Ordine tra i quali anche il nostro. Nel febbraio di quest’anno era stato il CdO degli Avvocati di Busto Arsizio a chiedere la revoca o la sospensione della delibera, chiedendo anche di sospendere l’avvio dell’iniziativa editoriale della pubblicazione da parte del CNF del quotidiano cartaceo “Il dubbio”. In effetti, non si riesce a capire l’obiettivo di questa iniziativa. Dare una maggiore pubblicità all’attività del CNF? A noi sembra che non si sia considerato che uno strumento del genere potrebbe essere ritenuto come una vetrina del “partito degli avvocati” facendo sorgere effettivamente più di una perplessità sulla bontà di questa iniziativa. Purtroppo, di questi dubbi e di queste preoccupazione non ha tenuto conto il CNF, ché anzi, ha pubblicizzato l’iniziativa lanciando anche una campagna di abbonamento al quotidiano che alcuni Ordini hanno già sottoscritto, senza che si sia avuto sentore di alcuna discussione sulla opportunità di questa ennesima iniziativa. Anche l’OdA di Milano con una più recente delibera del 21.4.2016 ha richiesto sia di sospendere la delibera dell’11.12 sia di riconsiderare la decisione sull’investimento in attività commerciali-editoriali. Nella sua delibera l’Ordine di Milano ricorda come la legge professionale (art. 24.3) non prevede che possano essere determinate indennità o compensi per i consiglieri in quanto parla solo di spese di gestione (art. 29.3 e art. 35.2) riconoscendo altresì che il problema delle indennità di funzione toccherebbe anche i Consiglieri dell’Ordine col rischio che organi di rappresentanza della categoria possano trasformarsi in organismi burocratici, retribuiti dagli iscritti. Vivo dissenso- ha espresso anche Remo Danovi – oggi Presidente dell’OdA di Milano – ma in passato consigliere prima e presidente poi del CNF fino al 2004, il quale ricorda che “erano presenti solo rimborsi spese, assolutamente documentate …..senza alcuna distinzione tra consiglieri, componenti d’ufficio di presidenza e presidente stesso”. Analoga la posizione dell’ANF espressa dal Presidente Luigi Pansini. Insomma, più che di un organismo rappresentativo di una categoria professionale, sembra che il CNF si stia muovendo come un CdA di una società. Ancora oggi, malgrado questo dissenso e disagio diffuso, nessuna iniziativa sembra abbia messo in campo l’organo direttivo del CNF ed il regolamento continua ad essere applicato. Non credo che tutto ciò possa considerarsi legittimo. Neppure è possibile che il nostro maggiore organo rappresentativo possa, con un metodo autoreferenziale, assegnarsi un compenso per l’attività istituzionale che finisce per gettare ombra sull’organismo, sui suoi rappresentanti e, in fondo, sulla nostra categoria che si sta battendo contro abusi e corruzione e sembra che non sappia fare pulizia all’interno della sua associazione. Non dimentichiamo che l’avvocatura è sotto la lente dell’opinione pubblica che già guarda con diffidenza al nostro lavoro e non credo che si possa lasciar passare senza conseguenze questo comportamento così poco democratico e in violazione dei poteri dello Statuto e della legge professionale. E’ grave che sia stato preso un provvedimento del genere; è ancora più grave che i nostri rappresentanti non abbiano manifestato la sensibilità di rivedere questo provvedimento per cui si può cominciare a dubitare della loro permanenza nel massimo organo rappresentativo della categoria. Spero che vi sia più di un CdO disposto ad assumersi l’onere di chiedere le dimissioni dei componendi dell’Ufficio di Presidenza e di quanti si siano resi responsabili di questo abuso, oltre a richiedere l’annullamento sia della delibera sui compensi che a porre fine a qualsiasi iniziativa editoriale.
Maggio 2016
(Avv. E. Oropallo)