JUS SOLI: Una promessa non mantenuta
Era stato proprio il PD a ritenere che la cittadinanza ai bambini nati in Italia – figli di immigrati – costituisce lo spartiacque con il regime dello “jus sanguinis”. Pier Luigi Bersani ne aveva fatto il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. Oggi la legge è bloccata in Commissione affari costituzionali in Parlamento malgrado essa sia già stata approvata dalla Camera dei Deputati. La relatrice della riforma del diritti di cittadinanza dice di essere determinata a portare a casa l’approvazione prima che si vada alle elezioni. Se non ci sarà accordo per approvarla, tutto il tempo occorso per arrivare ad una prima lettura sarà stato speso invano perché essa dovrà essere riproposta dal nuovo governo. La Lega, che ha già manifestato l’opposizione alla approvazione di questa legge, per bocca di Calderoli, leader del Carroccio, ha già dichiarato di “depositare non gli ottomila emendamenti già depositati in commissione, ma milioni…”.Per novecentomila ragazzi, nati o cresciuti in Italia, tutto è appeso al filo della politica. Questo lo scarno racconto di La Repubblica del 25 gennaio u.s.. Lo stesso Presidente del Senato ha assicurato tutto il suo impegno, trattandosi di una priorità. Che cosa, dunque, si oppone alla approvazione della legge se la maggioranza di governo, sinistra compresa, è d’accordo ad approvarla? Purtroppo tutto è legato alle trattative in corso tra PD e Lega: secondo il giornale, Renzi sarebbe disposto a non spingere per l’approvazione pur di avere l’accordo della Lega per andare alle elezioni in tempo breve. Se così fosse, si consumerebbe un altro crimine non solo per questi giovani di fatto italiani come gli altri ragazzi ma si darebbe prova della esistenza di un baratro tra politica e paese reale in quanto – tre italiani su quattro –, scrive sempre La Repubblica, sono favorevoli alla cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri. Anche la sociologa Chiara Saraceno sullo stesso quotidiano lancia un duro attacco al Governo ed al partito di maggioranza che sembra disposto a scambiarlo con un accordo con la Lega sui tempi delle elezioni. Nel frattempo – scrive la Saraceno – “i ragazzi nati e cresciuti qui, o arrivati da piccoli continuano a vivere da stranieri nel Paese che conoscono meglio, in cui parlano la lingua meglio di quella del paese dei propri genitori”. “Stranieri in casa propria, in bilico tra due mondi” dai quali sono esclusi il primo quello dove sono nati perché l’Italia li rifiuta e quello dei loro genitori che non hanno mai conosciuto. “Esclusi dall’appartenenza – scrive ancora la Saraceno – dovranno anche stare attenti a non fare passi falsi nella lunga attesa della maggiore età”, necessaria per acquisire oggi la cittadinanza italiana. Senza potersi recare in vacanza dai loro parenti all’estero, perché così verrebbe a cadere uno dei requisiti essenziali che è quello della residenza continua e ininterrotta in Italia, senza potersi recare all’estero neppure in gita scolastica con la loro classe. Più che di “stranieri in patria” si potrebbe parlare di “reclusi in patria”. Un sistema questo che certo dovrebbe far parlare di un vero e proprio crimine consumato nei confronti di chi domani potrebbe diventare a tutti gli effetti cittadino italiano. E come poi possiamo lamentarci delle difficoltà di integrare lo straniero se non siamo capaci neppure di integrare chi è stato messo al mondo nel nostro paese, cresciuto ed educato secondo le nostre tradizioni? Senza contare che, difronte al calo demografico di questi ultimi anni, il nostro paese sarà chiamato presto a fare i conti con il basso tasso di natalità che potrebbe creare anche problemi di decrescita nel paese. “E’ davvero paradossale – si legge nell’articolo della Saraceno- che un paese che ha tra le maggiori preoccupazioni per la propria tenuta da un lato la fecondità ridotta….getti via, per un calcolo politico di breve periodo, una opportunità di promuovere una società più integrata”. “L’unico modo che hanno il PD e il suo segretario di smentire i sospetti di un patto scellerato è che tutti i suoi senatori chiedano l’immediata calendarizzazione del provvedimento, senza accettare il ricatto della Lega” e soprattutto senza alimentare populismi. Sarebbe una scelta insensata che servirebbe solo a travolgere quell’area di libertà e di solidarietà che ancora esiste all’interno del PD. Si tratta di una conquista che porterà l’Italia al livello degli altri paesi europei, come la Germania che non ha esitato a cambiare la Costituzione per modificare la legge sulla cittadinanza. O vogliamo restare legati ad una normativa superata ormai dalla globalizzazione e che frena anche lo sviluppo del nostro paese?
Febbraio 2017
(Avv. E. Oropallo)