Il ruolo sociale dell’Avvocatura Italiana. (In margine al XXIX Congresso Nazionale Forense)
Sono stati presentati in occasione del Congresso i risultati di una ricerca commissionata dal CNF al CENSIS sul ruolo sociale dell’avvocatura che riteniamo molto interessante per sapere che cosa la gente, i clienti, pensano di noi e soprattutto che cosa si aspettano dall’avvocatura e questo è un modo per conoscere meglio noi stessi. La ricerca è stata compiuta su un campionario di 1.500 persone che si sono rivolte ad avvocati negli ultimi dieci anni.
In base ai risultati della ricerca, come si legge nella sintesi elaborata da Maria Pia Camusi, innanzitutto è importante ricordare i motivi per cui l’utente si rivolge all’avvocato.
Se si guarda a questo aspetto, la ricerca ci dice che nel Sud e nel Nord-Ovest del paese è più frequente rivolgersi all’avvocato per una consulenza (53,1 % e 51,6%) mentre nel Nord Est per essere assistiti in giudizio. Non vogliamo contraddire questa tesi ma, sulla base di un’esperienza trentennale, ci sia concesso avanzare qualche dubbio. In genere, l’avvocato è visto come il professionista capace di risolvere un problema quando esso ha assunto i connotati giudiziari, ossia quando già si è tentato invano di risolverlo percorrendo altre strade. Al professionista si ricorre, in effetti, più per risolvere che per prevenire una lite giudiziaria. Questo avviene senza differenza alcuna tra il cliente privato ed il cliente azienda.
Nella sua ricerca, il Censis afferma che, malgrado paradossalmente sono sempre più le donne ad avvicinarsi all’avvocatura, quasi l’80% dei clienti si rivolge a studi condotti dagli uomini. E anche qui mi sembra che il dato vada corretto. Poiché se è vero che, come si legge, la donna ha più difficoltà di affermarsi professionalmente (in fondo questo è lo specchio di una società maschilista!), è altrettanto vero che un avvocato spesso viene scelto per una maggiore sensibilità sociale e umana per cui la figura dell’avvocato-donna certamente può essere valutata più positivamente. C’è però un dato che ci sembra di poter pienamente condividere è quando si dice che l’avvocato viene scelto in base alla “fiducia e competenza”. Alla base di questa scelta gioca anche l’immagine pubblica di cui gode il professionista, in base alle esperienze pregresse di amici e parenti, tanto è vero che ben il 68% dei clienti intervistati hanno riferito di aver scelto l’avvocato su suggerimento di amici ed il 46,5% abbia perfezionato tale scelta per la notorietà di cui gode l’avvocato sul piano locale.
Ovviamente, la scelta dell’avvocato – e qui anche ci sentiamo di convenire – è condizionata dalle dimensioni della città in cui si vive nel senso che nei centri piccoli e medio-piccoli la conoscenza dell’avvocato è un elemento centrale della scelta mentre nelle città più grandi prevale un’analisi comparativa fra diversi professionisti. In pratica la conoscenza diretta e la fama di cui gode l’avvocato nei centri più piccoli è un valore aggiunto notevole anche se la concorrenza nei grandi centri induce spesso a migliorare la propria professionalità, per evitare la marginalizzazione. E’ un problema, comunque, che l’accresciuta concorrenza, determinata dal numero crescente di chi abbraccia questa professione, paradossalmente può far diminuire il livello di professionalità della categoria. Ma questo è un problema presente nella nostra categoria e va certamente esaminato alla luce di una prossima sperata riforma del nostro ordinamento professionale.
A proposito di luoghi comuni, la ricerca ne sfata uno, quello del costo della prestazione professionale, la questione tariffe tanto per intenderci. Il 58,1% degli intervistati ritiene che la giustizia non costi troppo per colpa degli avvocati, smentendo anche l’altro luogo comune che gli avvocati tendono ad allungare i tempi del processo. Opinione, però, di gran parte della magistratura e delle istituzioni politiche laddove il problema va visto come conseguenza di una serie di problemi interni all’organizzazione del sistema giudiziario, dalla quale gli avvocati sono rimasti sempre esclusi.
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