Il nuovo Parlamento Europeo e la situazione internazionale
La recente elezione dei membri del Parlamento Europeo non ha cambiato di molto la geografia dei partiti già presenti nell’emiciclo del precedente Parlamento. La grande incognita riguardava il voto per i partiti euroscettici: le speculazioni alimentate nel corso della campagna elettorale facevano temere l’ingresso nel Parlamento di una forte pattuglia euroscettica.
In effetti, pur aumentando la propria presenza nell’emiciclo, non si può parlare di una vera e propria inversione di tendenza. E’ vero che il partito dei conservatori e dei riformisti europei (70 seggi) al quale appartiene il partito “Diritto e Giustizia” polacco (PIS) e il Partito conservatore britannico, hanno superato leggermente i liberali (67 seggi) diventando la terza più grande forza politica ma il partito popolare europeo fa la parte del leone con 221 seggi, senza però avere una maggioranza assoluta il che renderà necessario un compromesso con altre forze che intendono giocare un ruolo decisivo nella designazione dell’esecutivo europeo, per la nomina, in particolare dei commissari. Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, è stato eletto il 15 luglio dopo che è stato trovato un accordo tra conservatori e social-democratici.
Questo peserà anche sugli equilibri tra le varie forze politiche e soprattutto nella nomina dei commissari perché, come accennavamo sopra, i partiti della sinistra richiederanno senza dubbio di contare di più nella designazione dei commissari. E’ il caso, ad esempio della Mogherini, ministro degli esteri italiano, designato dal Governo italiano per la nomina di rappresentante europeo della politica estera che, invece, viene osteggiata da molti componenti dei partiti dell’Est europeo per una sua blanda denuncia della politica russa. E certamente non aiuta a chiarire il quadro la sua scarsa esperienza nel settore internazionale. Anche se la sinistra europea (social-democratici, verdi e radicali di sinistra) insieme rappresentano la maggioranza relativa più alta (il 39% degli eletti) non bisogna dimenticare che si tratta di partiti che hanno forti differenze e non possono considerarsi dunque un fattore di stabilità e di coesione.
…
Leggi articolo completo: