Aumento dei reati cd. “predatori”: specchio della crisi economica
Da uno studio recente elaborato dalla Banca d’Italia per gli anni 2008-2009 – preso in esame dal prof. Corneli nell’editoriale di Guida al Diritto n. 32 del 3.8.2013 – si rileva un aumento esponenziale dei “reati predatori” soprattutto nelle regioni dove il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata è meno capillare.
Questo è il giudizio del prof. Corneli “In sintesi – scrive il prof. Corneli – si può dire che le difficoltà economiche hanno un’influenza diretta su alcune specifiche attività criminali, anzitutto facendo aumentare il numero dei reati che non richiedono particolari abilità criminali come i furti”. “Altro risultato della ricerca è che i furti aumentano quando nel territorio preso in esame risulta mediamente più giovane la forza lavoro o dove vi è una prevalenza di piccole imprese”.
Ancora rileva lo studioso, il legame tra crisi economica e criminalità è meno rilevante nelle quattro regioni che sono caratterizzate dalla presenza più radicata della criminalità organizzata…deducendo che in queste aree il controllo delle organizzazioni criminali sia più capillare fino al punto di rendere difficile, a chi non ne faccia parte, e sia spinto dal solo bisogno economico momentaneo, a compiere un furto, di cui sarebbe il solo beneficiario.
Questa conclusione, a mio avviso, non è affatto condivisibile tenuto conto dei dati della ricerca.
Innanzitutto, va detto che la crisi economica ha colpito più direttamente le regioni del Centro Nord ed è questo uno dei motivi per cui i reati “predatori” sono aumentati esponenzialmente soprattutto al Nord.
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