IL RISCALDAMENTO GLOBALE E GLI IMPIANTI DI SCI
Gli inverni più miti e la mancanza di neve minacciano la sostenibilità delle località sciistiche in tutta Europa, per cui molti impianti a bassa quota potrebbero essere costretti a chiudere nei prossimi anni. In Europa ce ne sono ben 3900. Se gli impianti di sci non potranno contare sulla neve naturale in inverno, l’unica opzione è quella dell’innevamento artificiale. La qualità dei sistemi di innevamento artificiali avrà dunque un ruolo sempre più importante.
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Il turismo impatta negativamente anche sulle emissioni globali di gas serra e va ricordato che l’industria sciistica invernale influisce negativamente sull’ecosistema e la biodiversità, posticipando, in alcuni casi, le fioriture e influenzando i periodi riproduttivi di alcune specie faunistiche. Al giorno d’oggi, l’innevamento artificiale è l’adattamento climatico più diffuso nell’industria dello sci, ma oltre ad aumentare la linea di affidabilità della neve renderà necessario il ricorso a specifiche risorse come l’acqua e l’energia, sollevando interrogativi sulla sostenibilità economica e ambientale di questa scelta.
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Comunque l’innevamento artificiale può offrire a breve termine un po’ di tregua ma, oltre ad avere un elevatissimo costo ambientale, bisogna considerare che tale sistema dovrà fare i conti con gli obiettivi definiti dalle Nazioni Unite per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali. Il futuro del turismo sciistico in Europa e Italia è in bilico. Sarà necessario adottare misure significative – e talvolta drastiche – per garantirne la sopravvivenza in un clima che cambia.
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Come dichiara il climatologo Samuel Morin, ricercatore di Méteo-France e del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) “non è prevedibile la fine immediata del turismo sciistico in Europa“, ma “condizioni sempre più difficili per tutte le stazioni sciistiche, alcune delle quali arriveranno nel giro di qualche decennio, ad un’offerta di neve criticamente bassa per poter operare come oggi“.
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Se si vuole davvero difendere la natura, bisogna bloccare la costruzione di nuovi impianti. I dati acquisiti ci danno un’idea di come si possa distruggere ogni possibilità di fruire la natura. Al contrario la lobby dell’industria del settore si batte per costruire nuovi impianti che, una volta utilizzati, saranno abbandonati.
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È venuto il momento di dire ‘no’ a questo scempio in quanto le prossime generazioni hanno diritto di poter ritrovare spazi di serenità, di pace e di equilibrio con la natura – e noi abbiamo il dovere di garantire questo diritto. A fronte delle catastrofi sempre più frequenti che si sono verificate nel primo scorcio di questo secolo, nessuno sembra voler prendere in considerazione gli incessanti appelli della comunità scientifica e i segnali che ci manda la natura. In previsione delle Olimpiadi invernali del 2026 si sta allargando la prospettiva di costruire nuovi impianti, il che fa temere una accelerazione esponenziale del cambiamento climatico.
Gennaio 2025
Avv. Eugenio Oropallo