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IL FUTURO DEL MEDITERRANEO DIFRONTE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Tutta la regione del Mediterraneo sta affrontando sfide climatiche e ambientali senza precedenti con gravi conseguenze sia per l’uomo che per le attività legate alla pesca, anche dal flusso turistico che aumenta anno dopo anno. Il Mediterraneo infatti è una delle principali destinazioni turistiche del mondo grazie al suo patrimonio storico ed artistico.

Nel 2019 l’area ha accolto più di 400 milioni di turisti ma, se da un lato l’industria del turismo è diventata un motore del sistema economico dell’area, dall’altro ha un costo ambientale per l’inquinamento dell’aria e dell’acqua. Secondo il Programma delle N.U. per l’ambiente (UNEP) il Mediterraneo è una delle regioni più colpite dai cambiamenti climatici con un riscaldamento più rapido del 20% rispetto alla media globale. Rispetto ad altre zone, il Mediterraneo è più esposto ad eventi estremi come ondate di calore, inondazioni, siccità e scarsità d’acqua. In Italia tali fenomeni sono più che evidenti per cui si deve tener conto di questa accelerazione che rende sempre più urgente intervenire per arginare la catastrofe che si prepara. “Il Mediterraneo ha bisogno di una profonda trasformazione dei modelli di consumo e produzione per raggiungere sostenibilità” ha spiegato Cecile Dubreuil parlando a margine della COP 27 che si è tenuta nel novembre scorso.

Negli ultimi due decenni le temperature dell’acqua sono aumentate in media di 0,4 °C, quelle dell’aria di 1,54°C e il livello del mare è più alto di 6 cm rispetto a venti anni fa.                  A incidere su questi dati contribuisce anche l’attività umana, in primo luogo i settori delle crociere e della nautica da diporto, attività economiche fondamentali per la regione che contribuiscono in modo sostanziale alla emissione di inquinanti nell’aria e nell’acqua e di gas ad effetto serra. Anche gli Stati rivieraschi, soprattutto quelli che sono parte dell’UE, contribuiscono con i loro ritardi a questo disastro ambientale. L’Italia e la Spagna sono oggetto di una procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea per non aver presentato il loro piano marittimo nazionale.

Secondo la stima della Commissione Europea, il Mediterraneo, pur coprendo l’1% della superficie oceanica globale, ospita una specie marina su dieci di cui il 28% non si trova in nessun’altra parte del pianeta. Specie marine che sono minacciate anche dall’ingresso nel Mar Mediterraneo di specie aliene, provenienti dai mari del Sud.

Anche i progetti di sviluppo urbano e la pesca eccessiva, solo per citare alcuni problemi, stanno facendo sentire il loro peso: il 53% degli squali, delle razze e delle chimere, originarie della regione, sono a rischio di estinzione, cui si aggiungono soprattutto le plastiche che costituiscono un rischio gravissimo per la fauna marina. L’erosione continua sta sempre più causando l’innalzamento del livello del mare che rischia di sommergere comunità locali spazzando via i proventi del turismo.

Dagli anni ‘60 in poi è aumentata la cementificazione dei litorali senza alcun controllo dell’autorità statale, ed in alcuni casi con la complicità di quelle locali, stanno devastando le coste. Purtroppo il livello di saturazione è già stato largamente superato e se ne vedono già le conseguenze (cito ad es. il recente disastro verificatosi ad Ischia che ha fatto una decina di vittime e distrutto una larga parte delle case costruite sui costoni di roccia, senza alcuna autorizzazione).

Se per noi davvero il mare va preservato e curato prima che accada l’irreparabile, ebbene dobbiamo convincerci che le coste vanno preservate dalla cementificazione e quindi bloccare tutte le richieste di nuove licenze edilizie, procedendo contemporaneamente all’abbattimento di tutte le case abusive. Inoltre, bisogna diversificare l’offerta turistica in modo da non affollare le spiagge marine.

E’ necessario che anche lo Stato intervenga per dare piena esecuzione al piano d’azione per il Mediterraneo dopo la firma della Convenzione di Barcellona adottata dall’UE per proteggere l’ambiente marino e la pesca costiera. Anzi, sarà proprio questo il punto di partenza per avviare un’economia verde come la sostenibilità delle crociere e della nautica da diporto.

Sarà il banco di prova anche per il nostro paese, e per il nuovo governo. Diversamente prepariamoci a sostenere eventi climatici sconvolgenti che potrebbero, in mancanza di acqua, rendere impossibile la sopravvivenza per ogni essere vivente.

Gennaio 2023

IL FUTURO DEL MEDITERRANEO DIFRONTE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

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