COSÌ MUOIONO I GHIACCIAI
Causa il riscaldamento globale, quelli delle Alpi italiane rischiano di sparire prima del 2100. “Attualmente, si perdono tre chilometri quadrati all’anno“, dichiara Messner; “cadono pezzi grandi come i grattacieli e a rischio sono anche i fiumi e la produzione di energia“. Roberto Colucci, glaciologo del CNR, dopo anni di studio sulla Marmolada, dichiara che – da oggi al 2100 – perderemo il 70% dei ghiacciai alpini, e nella peggiore delle ipotesi il 96%. Sotto i 1400 metri, invece, nel giro di vent’anni non ci sarà più niente.
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Dal 1960 ad oggi, le temperature medie sono aumentate di due gradi lungo tutto l’arco alpino. Solo a 4000 metri si tocca lo zero termico. L’estate scorsa, la percentuale di neve in tutta l’area era del 75% in meno. Ormai in vetta ci sono dieci gradi, per cui diventa sempre più rischiosa la risalita.
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“Quando non ci saranno più ghiacciai sulle Alpi verrà meno ovviamente l’apporto d’acqua al fiume Po”, aggiunge ancora il glaciologo Colucci, e così “in sofferenza andranno anche le centrali idroelettriche, per cui si perderà il 20% dell’acqua che arriva dai ghiacciai“. In effetti è un problema non solo per l’Italia ma per tutto l’arco alpino.
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Si possono salvare le montagne? Basta viverle invece che continuare a sfruttarle e purtroppo la tendenza è quella di abbattere alberi, costruire nuove strutture senza rendersi conto che l’unica soluzione è quella di fermare e non di aumentare lo sfruttamento delle nostre montagne. Purtroppo, in previsione delle prossime Olimpiadi d’inverno che si terranno a Cortina d’Ampezzo nel prossimo anno, si teme che la realizzazione di nuove strutture finirà per accelerare lo scioglimento dei ghiacciai.
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Ponte di Legno ha già 100 chilometri di piste, si prevede di costruirne altri 10 chilometri; è prevista la costruzione di due nuovi impianti di risalita, una funicolare, tre nuovi rifugi e un impianto per l’innevamento ufficiale con un costo di 60 milioni di euro. Come denunciano i comitati di difesa della montagna, oltre agli alberi abbattuti, al disturbo della fauna, verrebbero cancellate anche trincee della Prima Guerra Mondiale. Le associazioni che lottano per bloccare questi progetti temono addirittura la costruzione di un tunnel di 450 metri all’interno della montagna. Il progetto non ha ancora ottenuto tutte le autorizzazioni, ma si prevede l’inaugurazione per la fine del 2026. Per questo progetto verrebbero spesi 70 milioni di euro, con il contributo di 50 milioni delle strutture pubbliche.
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“Se questa è il quadro è ora di cambiare rotta, se si vuole salvare le nostre montagne. Per i residenti, turisti e montanari è arrivato il momento di abbandonare il modello economico turistico che ha fatto il suo tempo“, aggiunge Mauro Varotto, geografo dell’università di Padova.
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Crisi climatiche, eventi meteo estremi, overtourism, rifiuti abbandonati ma anche impianti dismessi sono tra le minacce principali per montagna e ghiacciai: in particolare preoccupa l’aumento degli eventi meteo estremi; ben 101 quelli registrati nelle regioni alpine dall’inizio dell’anno scorso fino a luglio – che hanno lasciato ferite profonde. Tra le altre minacce, preoccupa l’abbandono dei rifiuti in quota – circa 400 quelli trovati dalla squadra di Legambiente sulla Marmolada, alcuni risalenti anche alla Prima Guerra Mondiale, e montagne ferite dai vecchi impianti chiusi e mai smantellati, mentre il numero delle strutture dismesse raggiunge quota 260, di cui 176 sulle Alpi e 84 sulla dorsale appenninica.
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La montagna è malata, e se non si decide il governo a prendere misure adeguate si rischia davvero di distruggere l’ecosistema. Purtroppo si ha la sensazione che solo in presenza di eventi estremi ci si ricorda del rischio che si corre. Passato il momento critico, tutto riprende come prima, con scarsa speranza di salvare le montagne per le generazioni future.
Febbraio 2025
Avv. Eugenio Oropallo