BREXIT: E’ PROPRIO UN DRAMMA?
In questi ultimi giorni abbiamo assistito a numerosi appelli di politici europei che hanno messo in guardia sia la Gran Bretagna che l’UE sulle gravi conseguenze di un’uscita del Regno Unito dall’UE, paventando addirittura la paralisi per le istituzioni europee ed un lento declino di quanto realizzato fino ad oggi. Sinceramente, credo che si tratti di preoccupazioni eccesive anche alla luce del ruolo sempre defilato che il Regno Unito ha avuto all’interno dell’UE. Al contrario, mi sembra che questo del referendum sia un’ulteriore manovra della Gran Bretagna per ottenere ulteriori concessioni dall’UE se il referendum fosse favorevole al partito del NO. Non dimentichiamo che nel febbraio scorso la Gran Bretagna già ha sottoscritto un accordo con la UE che, pur sospeso fino all’esito del referendum, dovrebbe diventare efficace nel caso di esito favorevole ai fautori del NO. Va ricordato che, dopo un decennio e passa di trattative, il Regno Unito decise di aderire alla CEE per beneficiare innanzitutto di un vasto mercato senza barriere doganali ed entrare nel mercato finanziario europeo, di cui, col passare degli anni è diventato uno dei pilastri, pur restando spesso fuori dalle scelte europeiste più qualificanti per una reale integrazione europea. Non ha aderito alla moneta unica: attualmente sono fuori dalla libera circolazione delle persone e con gli ultimi accordi di febbraio si è sganciato anche dal rispetto delle norme previdenziali poste a tutela dei lavoratori UE emigrati in Gran Bretagna. In effetti, in tutti questi anni gli inglesi hanno sempre manifestato la loro contrarietà a forme più avanzate di integrazione ma rimanendo presenti in tute le istituzioni europee con diritto di voto alla pari degli altri paesi e di veto. Certamente, un’uscita della Gran Bretagna dall’UE – come scrive su “AffarInternazionali.it” il dott. Roberto Nigido – ambasciatore d’Italia il 7.6 u.s. – avrebbe pesanti ripercussioni per la Gran Bretagna che – anche se sottoscrivesse immediatamente un accordo con l’UE per rimanere nel mercato unico e nella libera circolazione dei capitali, non avrebbe più voce nelle decisioni relative. Una conseguenza facilmente prevedibile sarebbe la secessione della Scozia i cui rappresentanti a livello di governo centrale, già si espressero per restare nell’UE e, dunque, di procedere ad una scissione dalla Gran Bretagna, nel caso che quest’ultima decidesse di uscire dall’UE. Motivo per cui è da ritenere che, malgrado tutto il battage pubblicitario di questi ultimi mesi, l’uscita dall’UE è un evento possibile ma – sul piano politico – rischioso per la Gran Bretagna. Ben poche e limitate – scrive sempre il commentatore – le conseguenze per l’UE in caso di uscita della Gran Bretagna dall’UE: In effetti, come si diceva sopra, il Regno Unito non ha mai fornito alcun apporto significativo al processo unitario dell’Europa, nemmeno in materia di sicurezza e difesa anche se il recente attacco portato dall’ISIS all’Europa dimostra che solo una collaborazione forte tra i paesi europei può centrare l’obiettivo di una riforma in senso democratico delle istituzioni europee e rafforzare prima ancora che sul piano della sicurezza, le misure politiche che vanno contro ogni tendenza reazionaria e razzista. Più si chiudono le porte dell’Europa, più è facile prevedere un futuro di forti contrasti sociali e politici. E gli ambienti politici inglesi più attenti alle dinamiche sociali sono sicuri che la partita si vince solo se i governi europei pongano attenzione alle esigenze dei propri cittadini. Non è un caso che la nomina del segretario del Labour Party ha segnato più di un punto a favore di una politica più aperta in materia di accoglienza. Diversamente, si riporterebbe indietro l’orologio della storia: certo la politica è fatta dagli uomini per cui restiamo a vedere se anche questa battaglia sarà vinta da chi vuole condannare l’Europa a tornare sui propri passi. Ma vediamo quali potrebbero essere le conseguenze per l’UE nel caso vincesse il partito del SI’. Ebbene, si dice che altri paesi potrebbero seguire la strada indicata dalla Gran Bretagna. L’incognita resta ma, se si dà uno sguardo all’UE, molti paesi che hanno di recente aderito all’UE ne hanno tratto enormi benefici sia in termini di sviluppo che di sicurezza per cui questi paesi, che pur oggi sono contro una politica dell’accoglienza, sarebbero i primi a cadere nel baratro di una grossa crisi economica venendo a perdere i fondi di sviluppo europeo ai quali generosamente oggi attingono. E c’è dell’altro: se l’UE perde un membro importante come la Gran Bretagna, nulla impedisce innanzitutto che esso possa portare avanti una politica di integrazione più forte nei diversi settori, a partire dal settore sicurezza a finire al settore industriale, sempre osteggiata dalla Gran Bretagna, nel timore di dover cedere una parte di sovranità. Ancora, ci sono altri paesi che hanno fatto richiesta di aderire all’UE, come i paesi balcanici che già sono in ottimi rapporti di collaborazione economica con alcuni Stati membri dell’UE, come la Germania e l’Italia senza contare le prospettive del vasto mercato russo. Certo l’UE diventerebbe più piccola ma più coesa e ciò potrebbe portare ad un rafforzamento degli organismi centrali dell’UE e degli obiettivi politici unitari. Si è sempre parlato dell’Europa, come di un gigante dai piedi fragili: questa vicenda potrebbe rafforzare notevolmente la posizione politica dell’UE che finora non è stato possibile sviluppare.
Giugno 2015
(Avv. E. Oropallo)