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L’AGENDA DI NETANYAHU

Ritornato in Israele da Washington, dove si è incontrato col Presidente USA, Netanyahu si prepara a svuotare completamente tutta la città di Rafah al confine con l’Egitto occupando così un quinto della striscia di Gaza per farne una “città cuscinetto“, con la prospettiva di spingere i palestinesi a emigrare “volontariamente“. Tutto sarà spianato dai bulldozer e i palestinesi, se non vogliono essere uccisi dai cecchini, dovranno tenersi alla larga da questa “kill zone” dove si spara a vista.

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Rafah, prima della guerra, contava circa 200 mila abitanti, ora ne conta molti di meno, perché la maggior parte è sfollata. “Allo stesso tempo, lavoriamo al programma di emigrazione volontaria per i residenti di Gaza in accordo con la visione del Presidente USA“, ha spiegato il Ministro degli Esteri israeliano. “L’idea è di comprimere lo spazio vitale per forzare i palestinesi ad andare all’estero“. Egitto e Giordania, però, si sono già detti contrari ad accogliere i profughi di quella che sarebbe di fatto una deportazione.

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Temo davvero che esista un’agenda segreta di Netanyahu che punta all’occupazione totale di questi territori“, scrive Michael Milshtein, Direttore degli studi palestinesi presso il Centro Moshe Dayan. “Il governo ne deve parlare pubblicamente perché avrà delle conseguenze disastrose per la società civile, con la maggior parte dei riservisti che non intende ritornare a combattere” anche tenendo conto che la Casa Bianca intende ricostruire Gaza senza la presenza dei palestinesi.

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Di fronte a questa prospettiva, non fa sconti il Presidente ONU Guterres che accusa Israele di aver trasformato Gaza in un campo di morte, mentre l’esercito israeliano ha distrutto l’ultimo ospedale ancora aperto a Gaza. Il segretario ONU ha rilanciato l’allarme umanitario, in quanto dopo la rottura della tregua sono morti più di 1400 palestinesi, e a Gaza, per un mese, non è entrato alcun rifornimento – né cibo, carburante o medicinali. Guterres ha ribadito che forzare i palestinesi ad andarsene è contro la legge internazionale, ma senza che Trump se ne sia curato molto, mentre continuano i voli aerei organizzati di recente dal Ministero dell’Interno con destinazione gli Emirati Arabi, Germania e Romania con a bordo i cittadini di Gaza che hanno già familiari all’estero. “I voli aumenteranno in futuro“, promette il Ministro Moshe Arbel.

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Nei mesi scorsi centinaia di ebrei italiani hanno firmato un testo pubblicato su diverse testate giornalistiche per condannare la politica statunitense e israeliana per quanto riguarda la striscia di Gaza. L’iniziativa, che ne ricorda altre promosse sia negli Stati Uniti che in Australia, ha spaccato la comunità ebraica a Roma. Un portavoce del laboratorio ebraico antirazzista, Daniel Levy, ha detto chiaramente che una parte gli ebrei italiani non sono d’accordo con questa politica del governo in carica.

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Recentemente, un giornalista italo-palestinese, Milad Jubran Basir, ha indirizzato una lettera aperta al segretario della Commissione europea Von der Leyen in cui si chiede di intervenire per fermare questa ulteriore carneficina – lettera che è rimasta, purtroppo, senza risposta. “Oggi, di fronte al genocidio“, scrive l’autore, “alla deportazione forzata del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania lei rimane in silenzio, aggiungendo che ‘una volta la storia veniva scritta dai vincitori’, laddove oggi la scrivono i popoli, gli oppressi, i giovani, e saranno loro che giudicheranno i nostri errori“.

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Secondo il giornale L’Orient-Le Jour libanese, “lo scopo di Israele è quello di cancellare i palestinesi e annettere Gaza“, riportando la dichiarazione del Ministro della Difesa Katz. Prima di lui, nessun militare o esponente del governo israeliano si era mai spinto così in là parlando di Gaza. Il tabù è stato infranto, per cui non c’è più motivo di dubitare dei piani di Netanyahu. Anche se Hamas sarà sconfitto, l’enclave sarà totalmente militarizzata. Lo stesso sta avvenendo anche in Cisgiordania dove i coloni e l’esercito, con il via libera degli Stati Uniti, stanno imponendo una nuova realtà sul terreno in preparazione di una futura annessione.

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Sono decenni che Israele cerca di cancellare politicamente i palestinesi. Ora vuole farlo anche in senso letterale. Con il sostegno statunitense può raggiungere finalmente questo obiettivo, ma l’arroganza israeliana non si fermerà qui, perché, sostenuto dal più forte, Israele può agire come gli pare in tutta la regione. Può bombardare la Siria e il Libano, occupare in parte i loro territori e dettare loro la propria condotta. È chiaro che non farà alcuna concessione, così come è chiaro che la cosa più importante per Israele è di tracciare una linea definitiva sulla questione palestinese e rendere inoffensivi i paesi vicini. In effetti, Israele mira a diventare la prima potenza nello scacchiere mediorientale, il che potrebbe mettere in discussione gli equilibri politici dell’area. Una vera e propria polveriera che potrebbe allargare il conflitto a tutta l’area…e ciò non rientra negli interessi né dell’Europa e neppure degli altri paesi arabi. A sostenere Israele resta solo l’amministrazione USA, ma fa gola anche alla Turchia che non starà di certo a guardare.

Aprile 2025

Avv. Eugenio Oropallo

L’AGENDA DI NETANYAHU

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