I MIGRANTI, LA MELONI E IL DIRITTO DELL’UE
Dopo la sospensione dei 12 trasferimenti a metà ottobre, altri 7 richiedenti asilo originari dell’Egitto e del Bangladesh venerdì scorso sono stati portati in Italia. Mentre in precedenza i giudici di Roma avevano bloccato i trattenimenti ritenendo non sicuri i paesi di origine dei richiedenti sulla base di una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE, questa volta hanno sospeso il procedimento e chiesto un parere alla CGUE sul decreto “Paesi sicuri” rivisto dal governo italiano.
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I criteri per la designazione di uno Stato come paese di origine del migrante sono stabiliti dal diritto dell’UE. Pertanto il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto la corretta applicazione del Diritto dell’Unione Europea che, notoriamente, prevale sulla legge nazionale ove con esso incompatibile. Non ci si può quindi lamentare del fatto che i giudici fanno il loro dovere.
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Poco dopo il provvedimento dei magistrati le tensioni politiche si sono nuovamente accese. “L’ennesima decisione politicamente motivata che non prende di mira il governo ma gli italiani e la loro sicurezza“, ha affermato il Vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. Sul tema si è espresso anche il Vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani che ha dichiarato ai giornalisti “ci sono alcuni magistrati che stanno cercando di imporre la loro linea al governo. E questo non è assolutamente accettabile“.
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Nel frattempo le opposizioni denunziano il fallimento del progetto voluto essenzialmente da Meloni. Il senatore del Partito Democratico Filippo Sensi ha criticato l’incompetenza, lo spreco e l’inutilità di questo progetto, chiedendo di abbandonare il protocollo Italia-Albania. Un altro senatore del PD, Alessandro Alfieri, ha aggiunto che siamo di fronte “ad uno spot elettorale da ottocento milioni di euro, tutto a carico delle tasche degli italiani, mentre si sta discutendo per trovare un milione per le borse di studio dei figli delle vittime del dovere“. Duro anche il commento del portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli che ha osservato che l’Italia si trova “di fronte all’ennesimo flop della Meloni e della sua maggioranza“.
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Addirittura la Destra al potere, per giustificare il fallimento, ha accusato SOS Mediterranée di “sabotaggio” dell’accordo migratorio tra Albania e Italia. Secondo le accuse del quotidiano Libero, Giorgia Meloni ha accusato SOS Mediterranée e altre ONG di sabotare il protocollo intercettando le imbarcazioni dei migranti, prima che la nave militare italiana li raccolga in mare. Il rappresentante della ONG ha dichiarato che si tratta di una “narrazione distorta” per scaricare la colpa di un protocollo fallito sulle operazioni di salvataggio civili. Il Libra, che è sotto il comando della Marina militare italiana, opera solo entro gli stretti confini della zona di ricerca e salvataggio italiana a circa 21 miglia da Lampedusa, mentre la Ocean Viking che opera con la ONG rimane in acque internazionali, per cui è più facile che i profughi siano intercettati dalle ONG e non dalla Marina italiana che opera nella zona fino a 21 miglia dalla costa.
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Al contrario Open Arms accusa l’UE di “genocidio strutturale” e attacca il governo italiano sull’immigrazione. Commentando i piani della Meloni di esternalizzare la gestione dei migranti in Albania, Camps, proprietario della Open Arms, si è detto sorpreso che la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sia disposta ad applaudire l’accordo tra Italia e Albania.
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Secondo Camps è paradossale che sia l’Italia a decidere cosa è e cosa non è un paese sicuro. Approvando un decreto emergenza, la Meloni sta “agendo solo per il suo pubblico” perché sa che “i tribunali prima o poi metteranno fine a questo progetto“. Per finire, “esternalizzare la gestione dei flussi migratori significa pagare qualcuno affinché i diritti delle persone siano violati a di fuori del Paese di accoglienza in Europa“. Mentre accadono tragedie umanitarie, in Europa siamo dominati dal demone della paura per cui la politica europea sull’immigrazione è “un genocidio strutturale“.
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Il Tribunale di Roma ha respinto la convalida della detenzione dei 12 migranti sostenendo che i loro paesi di provenienza non possono essere definiti “sicuri“. Sulla base di questa interpretazione rischia di essere compromesso tutto il progetto: la stragrande maggioranza dei migranti proviene da paesi in guerra dove le violenze sono diffuse oppure da paesi che difficilmente, secondo la sentenza della Corte di Giustizia, possono essere definiti “sicuri“. Per questo le reazioni del governo alla decisione del Tribunale di Roma sono state così dure.
“Si inasprisce così la lotta tra Meloni con la magistratura“, come scrive Angelo Arbore membro del Consiglio esecutivo dell’Associazione Nazionale Magistrati. La decisione ha suscitato aspre critiche da parte del governo che ha accusato parte della magistratura di essere “di parte” e di “ostacolare le sue politiche“. Anche L’ECRI, organismo di controllo del Consiglio d’Europa, ha criticato il governo per l’attacco ai magistrati, avvertendo che l’indipendenza della magistratura è minacciata perché si chiede al giudice “di negare essenzialmente il proprio ruolo e di servire al contrario gli obiettivi politici del governo in materia di immigrazione“.
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Se questo è il quadro della situazione, che rispecchia la volontà politica del governo di andare avanti per la sua strada, senza tener conto della normativa europea, oltre alla responsabilità morale e politica, aggiungiamo che sussiste una grave responsabilità per l’uso sconsiderato della finanza pubblica, andando ad investire 800 milioni di euro in un progetto che si sapeva non potesse essere realizzato, quando questo fiume di denaro poteva essere investito nel settore sanitario che ha bisogno di fondi per garantire la salute di tutti gli italiani.
Novembre 2024
Avv. Eugenio Oropallo