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ISRAELE VUOLE METTERE AL BANDO L’UNRWA

Dopo aver raso al suolo la striscia di Gaza, Israele ha allargato il conflitto bombardando ripetutamente anche il Libano, accusando addirittura le forze del contingente ONU di proteggere i “terroristi” di Hamas. Oggi, come aveva minacciato, si prepara a mettere al bando l’UNRWA.

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Se il secolo scorso è stato quello del genocidio del popolo ebreo, oggi stiamo assistendo a quello del popolo palestinese. Un crimine ancora più atroce di quello che si è consumato nel secolo scorso, in quanto tutto si svolge alla luce del sole con l’appoggio di una potenza nucleare come gli USA che ha consentito fino ad oggi che Israele procedesse nel suo progetto criminale.

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La notizia che era nell’aria è arrivata nella serata del 28 ottobre. Il Parlamento israeliano ha approvato una legge che vieta all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi di lavorare in Israele nei territori palestinesi occupati. Per il Segretario António Guterres è “una catastrofe in una situazione già disastrosa“. L’agenzia assiste sei milioni di persone, e i profughi della guerra del 1948 e i di loro discendenti anche in Libano, Giordania e Siria provvedendo anche ai servizi medici e scolastici ed alla sicurezza alimentare. Israele ha accusato ancora l’UNRWA, negli ultimi dieci anni, di aver permesso ad Hamas di usare le sue infrastrutture per attacchi contro Israele.

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Una decisione gravissima con un notevole impatto politico, oltreché umanitario, in forte contrapposizione con le agenzie ONU operanti in zona. Un atto “oltraggioso“, l’ha definito il Portavoce dell’UNRWA, Juliette Touma, mentre il capo dello stesso organismo, Philippe Lazzarini ha dichiarato che si tratta di “pericoloso precedente” che si configura come l’ultimo episodio di “una campagna in corso per screditare l’agenzia che per il momento è l’unico attore delle operazioni umanitarie nella striscia di Gaza“.

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Unanime, o quasi, la condanna a livello internazionale. Irlanda, Spagna, Norvegia e Slovenia hanno emesso un comunicato congiunto per esprimere il proprio disappunto. Anche il Regno Unito ha detto di essere estremamente preoccupato, poiché mette in pericolo tutta l’attività dell’agenzia, come ha denunciato il premier Keith Starmer. Analoga condanna hanno espresso anche Francia, Germania e altri paesi e l’intera Unione Europea attraverso l’Alto Rappresentante per la politica estera, Josep Borrell. Non è un caso che l’Italia non abbia fatto sentire la sua voce, aspettando che siano gli USA a tracciare la rotta. Va aggiunto comunque che, in base agli accordi solo l’ONU può chiudere l’agenzia, come conferma il Portavoce Jonathan Foster assicurando che l’agenzia non abbandonerà i palestinesi.

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Ma non c’è più spazio per le parole. Bisogna che la comunità internazionale fermi la mano del carnefice immediatamente in quanto Israele ha dimostrato, fino ad oggi, di far uso solo delle armi che ha acquistato da quegli stessi paesi che oggi sembrano voler trasformarsi in colombe della pace. Un discorso a parte va fatto per gli Stati Uniti che – da circa vent’anni – proteggono la politica di Israele, il quale fino ad oggi non ha fatto altro che cacciar via i palestinesi dai loro insediamenti sostituendo ai palestinesi i coloni ebrei affluiti da ogni parte del mondo. Non illudiamoci: chiunque sarà il vincitore nelle prossime elezioni del Presidente degli USA, non c’è da sperare che questa politica possa cambiare, in quanto essa è dettata dagli interessi militari ed economici degli USA nel martoriato Medioriente. Medioriente che ormai da anni non conosce più cosa voglia dire “pace”, per cui è difficile anche che possa esserci una tregua nei prossimi giorni.

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Con tutta la nostra forza diciamo no a questa carneficina, chiedendo che si proceda nell’immediato a far tacere le armi e che gli Stati che si richiamano ai principi della democrazia e della solidarietà internazionale si impegnino ad adottare l’embargo di materiale bellico verso Israele. A questo va aggiunto che l’ONU, secondo i poteri riconosciuti ancora oggi a questa istituzione mondiale, provveda ad inviare un forte contingente militare in Palestina per proteggere la popolazione inerme ed avviare la ricostruzione di Gaza e della Cisgiordania, per consentire al popolo palestinese di rientrare nelle proprie case e poter in piena autonomia costruire il loro Stato – così com’era stabilito negli accordi fra le parti fin dall’arrivo degli Ebrei in Palestina.

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Certo, ci sarà bisogno di anni ma è l’unica strada che possiamo percorrere: obbligare Israele a restituire ai palestinesi i territori che ha occupato in questi anni. Questo è il momento per verificare se l’ONU abbia o meno la forza di svolgere la missione per la quale è stata creata. L’umanità intera si prepara a sostenere le conseguenze di una dissennata distruzione di questo pianeta che ha bisogno delle nostre cure, così come abbiamo noi l’obbligo di mettere fine a tutte le guerre che ancora insanguinano il mondo intero, per lasciare alle future generazioni il compito di costruire un mondo di pace.

Novembre 2024

Avv. Eugenio Oropallo

ISRAELE VUOLE METTERE AL BANDO L’UNRWA

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