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SI RIAPRE IL CASO DEL SABOTAGGIO DEL NORD STREAM 2

Già nel marzo scorso, sulla scorta di informazioni riservate, il Washington Post scriveva che il sabotaggio dell’oleodotto sarebbe stato organizzato da un alto ufficiale dell’intelligence ucraina sotto il controllo del comandante in capo delle forze militari di Kiev.

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È sempre il medesimo giornale a riferire che l’operazione era stata comunicata anche agli USA già tre mesi prima che il gasdotto fosse fatto saltare. Oggi il caso è stato riaperto da una richiesta del governo tedesco al Presidente ucraino di consegnare alla giustizia tedesca il responsabile che, secondo le indagini riservate, si troverebbe in Ucraina. A questo punto Zelensky si è detto estraneo a questa operazione e di non sapere chi avesse promosso ed organizzato il sabotaggio che ha provocato enormi danni economici alla Germania.

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Fatto sta che il Presidente USA, all’epoca ancora Trump, aveva sempre tentato di bloccare la firma dell’accordo tra Germania e Russia ancora prima che scoppiasse il conflitto tra Russia e Ucraina. La reazione tedesca non si è fatta attendere. La Germania ha deciso di non fornire nuovi fondi all’Ucraina. Secondo il piano di bilancio per il 2025 si prevedeva un sostegno di 4 miliardi di euro a favore dell’Ucraina. Queste risorse sono già state impegnate altrove e non sono previsti nuovi piani di aiuti per il futuro.

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La pista ucraina nell’esplosione del Nord Stream 2 incide anche sulle relazioni polacco-tedesche dopo che Varsavia si è rifiutata di aiutare Berlino ad arrestare un cittadino ucraino residente in Polonia sospettato di aver provocato l’esplosione del Nord Stream 2.

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La scorsa settimana i media tedeschi Süddeutsche Zeitung e Die Zeit hanno riferito che la Procura tedesca aveva emesso un mandato di arresto per un istruttore subacqueo ucraino sospettato di essere coinvolto nel sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2, che però aveva già lasciato la Polonia. La posizione ambigua del governo polacco spingeva Berlino a intervenire sulla questione a livello governativo ma senza ottenere alcuna risposta.

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Anzi il Primo Ministro Donald Tusk si scagliava contro la Germania dicendo che “tutti i promotori e sostenitori di Nord Stream 1 e 2, l’unica cosa che dovrebbero fare è scusarsi e tacere“. La spaccatura tra Varsavia e Berlino è sorprendente dato che Tusk è sempre stato noto per le sue relazioni amichevoli con la Germania.

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In precedenza il Wall Street Journal aveva affermato che l’Ucraina era responsabile dell’esplosione del Nord Stream 2, mentre l’ex capo dei servizi segreti tedeschi ha dichiarato al quotidiano Die Welt che il sabotaggio sarebbe avvenuto con il sostegno della Polonia e con l’approvazione del Presidente Ucraino.

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Se si è riaperto oggi il caso, lo scontro diplomatico che coinvolge l’Ucraina, prima ancora della Polonia, potrebbe essere un segnale per rivedere gli aiuti che fino ad oggi i paesi europei, ed in particolare la Germania, hanno fornito all’Ucraina medesima per la gestione del conflitto. La Germania ha infatti dichiarato che non fornirà più jet da combattimento all’Ucraina. Secondo l’Istituto di Kiel per l’economia mondiale, la Germania ha contribuito con 10,2 miliardi di euro all’assistenza militare ucraina tra il gennaio 2022 e la fine di aprile 2024.

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A tutto vantaggio degli USA che oggi, dopo aver scatenato la guerra in Europa, han deciso di tirarsene fuori lasciando all’Europa intera di risolvere il conflitto e di preoccuparsi anche delle spese per la ricostruzione dell’Ucraina devastata dai bombardamenti russi. Ma restano i conti da fare anche con la Federazione Russa che, sul piano politico, ha preso le distanze da una collaborazione politica ed economica con i paesi dell’Unione Europea.

Agosto 2024

Avv. Eugenio Oropallo

SI RIAPRE IL CASO DEL SABOTAGGIO DEL NORD STREAM 2

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