L’AGGRESSIONE DELL’IRAN AD ISRAELE
Nella notte tra il 13 e il 14 aprile l’Iran ha lanciato su Israele circa 300 tra missili e droni in risposta all’attacco di Israele sul consolato iraniano a Damasco. Secondo le prime dichiarazioni ufficiali dell’Iran si sarebbe trattato dell’esercizio del diritto di legittima difesa ai sensi art. 51 della Carta delle NU in risposta appunto dell’attacco sferrato alla sede diplomatica dell’Iran a Damasco, che avrebbe causato la morte dei consiglieri iraniani presenti. Fonti di intelligence avevano comunque previsto l’imminente attacco da parte dell’Iran cui Israele ha risposto efficacemente – scrive Affari Internazionali – grazie anche al sistema difensivo fornito dalle navi USA presenti nel Mar Rosso.
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L’aggressione è stata condannata all’unanimità dagli USA e dagli altri Stati occidentali e dall’UE a partire da Josef Borrell, Alto Responsabile dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, il quale ha precisato che l’UE lavora per evitare un conflitto che farebbe dimenticare le sofferenze di Gaza. Anche Macron ha condannato l’attacco contro Israele che potrebbe destabilizzare la regione. La Ministra degli Esteri tedesca ha commentato che “il regime iraniano ha condotto l’intero Medio Oriente sull’orlo dell’abisso“.
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Mentre Israele sta preparando la rappresaglia nei confronti dell’Iran, il Segretario Generale dell’ONU ha condannato l’attacco che potrebbe mettere in discussione l’intera stabilità della regione, ma ha rivolto anche un appello per porre fine alla crisi di Gaza con la cessazione di ogni ostilità e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas.
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Se i paesi UE hanno fatto blocco con Israele ebbene non tutti la pensano allo stesso modo. La leader spagnola Jolanda Diaz, vicepresidente del governo spagnolo, denunzia “la complicità dell’intera comunità internazionale nel conflitto“. “L’UE – ha sottolineato Diaz – dovrebbe guidare l’azione internazionale per riportare la pace nella regione e non punire un intero popolo“, criticando duramente la Commissione Europea e in particolare il commissario Oliver Varhelyi la cui proposta iniziale di sospendere gli aiuti umanitari al popolo palestinese, poi modificato, è stata definita ‘oltraggiosa‘. Il Ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albarez ha dichiarato che tutti i membri dell’UE dovrebbero riconoscere senza indugio lo Stato palestinese, suggerendo che questo sarebbe il modo migliore per porre fine al conflitto e impedire che la guerra si diffonda nell’intera regione. Si tratta di una proposta che potrebbe mettere fine ad ogni conflitto riconoscendo il diritto ad esistere sia del popolo palestinese che di quello israeliano.
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Dopo l’attacco di sabato dell’Iran, come ha affermato l’ambasciatore di Israele in Italia “qualcosa succederà”. Dobbiamo davvero prepararci per una guerra? L’unica cosa certa, per ora, è che neanche Israele ha deciso come – e soprattutto se – reagire all’attacco dell’Iran. Le opzioni sono tante. L’ipotesi più probabile in termini di rappresaglia ‘forte’ è quella di un attacco alle basi con cui l’Iran estrae l’uranio ma sia Israele che gli Stati Uniti dicono di voler evitare questa opzione. Ma ci sarebbe anche la possibilità di colpire l’Iran con raid strategici su punti-chiave.
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La verità è che nessuno, in questo momento, vuole la guerra. Non la vuole per primo l’Iran che considera ‘chiusa’ la faccenda dopo la rappresaglia e non la vogliono gli Stati Uniti che hanno già fatto sapere che non daranno sostegno a Israele in caso di eventuali risposte ‘non moderate’. E non lo vogliono neanche i Paesi del G7 e l’Italia per i quali è sempre più difficile giustificare alcune posizioni di Israele.
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Ma ieri la stampa internazionale ha riferito che Israele avrebbe lanciato alcuni droni sull’Iran che potrebbe segnare l’inizio di un nuovo attacco, anche se si può ipotizzare che sul piano politico una risposta ‘moderata’ valga per Israele molto di più di una risposta ‘forte’ che gli alienerebbe l’appoggio del potente alleate atlantico. Un’ipotesi auspicabile ma poco probabile, alla luce anche dei movimenti dell’esercito israeliano che ha bloccato i rientri dei palestinesi nella fascia di Gaza. L’ipotesi più probabile resta quella che Israele voglia costringere il milione e mezzo dei profughi che sono al confine con l’Egitto di attraversarlo per poter restare padrone del campo. Non a caso l’accordo di Israele con gli USA prevedeva un contrattacco leggero contro l’Iran per avere le mani libere a Rafah. Una conferma viene anche dall’ennesimo veto che gli USA hanno posto per l’ingresso della Palestina all’ONU.
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Prepariamoci dunque ad assistere a nuovi massacri commessi da Israele per completare il genocidio di un intero popolo sotto gli occhi della comunità internazionale e degli USA complici dell’olocausto del popolo palestinese.
Aprile 2024