MIRACOLO IN RIVIERA
Alla fine del mese scorso un ospite indesiderato, il batterio Escherichia Coli, ha fatto la sua comparsa sulla riviera adriatica, rischiando di rovinare le vacanze dei turisti e gli introiti di decine di migliaia di operatori turistici, a partire dagli stabilimenti balneari e a seguire tutta la filiera del settore turistico. Una bella grana scoppiata proprio nel pieno delle vacanze. Vengono chiuse venti spiagge da Ferrara a Rimini anche se il sindaco di Rimini dichiarava “le nostre analisi sono a posto, l’acqua è trasparente e molti si tuffano lo stesso”. E’ il 29 di luglio quando i sindaci romagnoli commissionano un’analisi indipendente con nuovi rilievi fatti a 200 metri di distanza dalla costa con il supporto della Capitaneria di porto, mentre il direttore dell’Arpae, l’agenzia regionale che ha realizzato i campionamenti specifica che il limite prudenziale fissato per la presenza di batteri è di 500, superato in alcuni casi anche del doppio mentre il risultato accertato dal campionamento commissionato dai sindaci addirittura è inferiore a 100 batteri per cui nella giornata del 30 l’allarme è rientrato ma è partita – scrive la Repubblica del 30 luglio – “la disfida dei batteri” tra i sindaci romagnoli e i tecnici dell’Arpae. I primi cittadini hanno chiesto di valutare la possibilità di “un’errore umano” nelle rilevazioni mentre la Regione cerca di fare da paciere tra Francesco Apruzzese che è il responsabile dell’agenzia regionale che ha realizzato i campionamenti che esclude qualsiasi ipotesi di errore in quanto la tecnica è certificata aggiungendo di non sapere “quale tecnica abbia usato il laboratorio cui si è rivolto il Comune di Rimini per effettuare i campionamenti. Comunque, ci si chiede come è possibile che “in poche ore la nostra acqua sia diventata caraibica con valori bassissimi”. La cosa si spiega presto perché la Regione effettua i prelievi a distanza di circa 30,40 metri dalla riva e raccolti tra le nove e le sedici, l’ora in cui si fa il bagno mentre i prelievi svolti dai sindaci romagnoli sono stati effettuati a duecento metri dalla riva per cui essi danno risultati diversi. Comunque, una volta rimosso il divieto da parte della Regione, “la stagione è al riparo da nuovi allarmi anche perché scrive La Repubblica le prossime rilevazione sono programmate per il prossimo del 22 agosto”. Certo è che, se si tiene anche alla sicurezza dei bagnanti, si è trattato di un vero e proprio miracolo che ha salvato la stagione turistica. Ma a che prezzo? Certamente fenomeni del genere sono prevedibili quando l’afflusso turistico porta a decuplicare il numero dei residenti e non è escluso che il fenomeno sia esteso a tutti i litorali italiani. Quindi viene da chiedersi se vi siano altri regioni che siano state controllate come è avvenuto nel caso della riviera romagnola ma il problema c’è anche a tener conto che questo livello di inquinamento è stato rilevato anche nelle piscine di stabilimento balneari controllati in altre regioni percui, sempre per la sicurezza dei turisti, sarebbe giusto che i dati dei rilievi effettuati dalle agenzie regionali siano resi pubblici come è avvenuto a Rimini ma questo forse potrebbe mettere in discussione i rapporti tra enti pubblici e la potente lobby dei bagnini con le elezioni alle porte.
Agosto 2022