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SUL FRONTE INTERNO

Il conflitto nel quale ci siamo imbarcati – e parlo dell’UE – sta colpendo duramente le economie dei nostri paesi soprattutto nella previsione di ulteriori sanzioni che l’UE si appresta a varare nei confronti della Russia e sulle reazioni più che certe di Mosca che potrebbe bloccare fin da oggi la vendita dei prodotti petroliferi ai “paesi ostili” per ora solo accennata. Ma un altro nemico è in agguato ed è l’inflazione che continua ad accelerare. “L’Europa sta entrando in una fase difficile. Nel breve termine ci troveremo difronte inflazione più elevata e crescita più bassa” ha evidenziato la Presidente della BCE Christina Lagarde, in un convegno organizzato dalla Banca Centrale di Cipro. “Chiaramente più a lungo durerà la guerra – ha aggiunto – maggiori saranno i costi economici e maggiore sarà la probabilità di finire in scenari più avversi”. A farne le spese, è anche il nostro paese che è in prima fila anche per la politica economica adottata dal nostro governo. L’inflazione galoppa ormai al 6,7% mentre l’occupazione sale al 59,6% ma si tratta purtroppo di lavoro fragile, precario, discontinuo. Il discorso del Presidente del Consiglio Draghi, trasmesso anche dalle reti televisive ieri 2 c.m., brilla più per le omissioni che per le ammissioni. Dopo aver ricordato che il governo ha stanziato un’altra decina di mld. per sostenere le famiglie povere e per tenere bassa l’inflazione, bisogna ricordare che non c’è alcun piano in base al quale il governo prende le proprie decisioni. In effetti è la politica giorno dopo giorno che solleva giuste preoccupazioni in quanto, come è stato descritto da diversi osservatori, il conflitto potrebbe allargarsi e la prospettiva potrebbe essere ancora più nera. Ha voglia Draghi di ripetere che non siamo ancora in recessione. La pensano ben diversamente gli imprenditori. Le previsioni fanno apparire eccessivamente ottimiste anche le stime del governo: secondo i dati presentati dal Presidente Bonomi l’aumento del PIL 2022 – nella migliore delle ipotesi – potrebbe essere dell’1,9% mentre andrebbe modificato anche il PNRR anche se il ministro Franco ha ribadito che “l’impianto non si tocca”. Anche perché se non si attuano le riforme previste dal PNRR, l’Italia rischia il blocco dei fondi erogati dall’UE. “Singoli progetti possono essere esaminati e ridiscussi ma una cosa è ridiscutere singoli progetti, altro perderlo e buttarlo via” aggiunge il ministro dell’Economia. Ma il rischio di non poter raggiungere gli obiettivi del fondo è reale mentre Paolo Gentiloni ha ribadito che i fondi del PNRR non possono essere utilizzati per far fronte agli aumenti delle bollette e, dunque, se il previsto scollamento di bilancio non ci sarà  – come ha ribadito Draghi – dove si attingono questi fondi per bloccare i prezzi ed aiutare le famiglie più povere? Premesso che il governo non può più indebitarsi verso il sistema finanziario internazionale, chi dovrà accollarsi questa spesa supplementare? E qui ci sarebbe da chiedersi perché l’UE continua a combattere una guerra che non piace affatto ai popoli europei per cui ci si chiede perché non intervenga con la sua autorità a far intendere agli USA che non si è d’accordo a prolungare una guerra che fa solo danni all’Europa, che sta falcidiando i bilanci di tutti i paesi, che potrà causare un numero spaventoso di poveri e bloccare il sistema industriale che è l’asse portante dell’economia dei nostri paesi. Se è vero che è in discussione la tenuta dell’Europa, ebbene i rappresentanti dell’UE dovrebbero anche decidersi ad assumere una posizione che favorisca una tregua nelle operazioni belliche per sedersi al tavolo della trattativa. Un passo indietro va fatto sia dalla Russia che dall’Ucraina. Il compito dell’UE è di convincere entrambe le parti a discutere insieme un nuovo rilancio dell’economia di questo continente e costruire un sistema di sicurezza che possa garantire la pace e la collaborazione fra tutti i popoli europei.

Maggio 2022

SUL FRONTE INTERNO

 

 

 

 

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