LA GUERRA AL VIRUS NON E’ FINITA
Il governo italiano, per bocca del suo presidente e del Ministro nella Salute, hanno “per decreto” dichiarato la morte del virus. In fondo, fino a qualche settimana fa sembrava proprio che la pandemia si fosse arrestata. Niente di più falso, sia a livello locale che ben di più a livello mondiale. Farebbero bene i nostri governanti a non promettere agli italiani quello che non possono mantenere perché ogni parola in più ha un effetto a catena per cui una buona parte di italiani cominciano ad assaporare l’aria di libertà. I farmaci hanno mantenuto la promessa di salvare milioni di vite, non quella di debellare la pandemia, senza dimenticare che i paesi poveri dimenticati e il 40% della popolazione mondiale è ancora senza copertura. Dopo 10 miliardi di vaccinazioni, il mondo si ritrova ancora in piena tempesta Omicron. Se si aggiunge l’ingiustizia di un misero 10% di copertura in Africa contro il 77% dei paesi ricchi, la campagna vaccinale sembra una storia piena di ombre. L’Africa resta il simbolo dell’iniquità – “con l’arroganza di Pfizer e Moderna che non hanno voluto ridiscutere il prezzo per gli africani”. Un calo netto dei casi all’inizio dell’anno e soprattutto la guerra in Ucraina hanno portato a un “rallentamento dell’attenzione” che può aver contribuito a far risalire i casi. Crollano i tamponi e l’OMS lancia l’allarme: “Rischiamo più ricoveri e decessi”. Per quanto riguarda la quarta dose Berlino spinge, Parigi frena. L’Europa invece fatica a schiarirsi le idee. La Francia pensa a una quarta dose per chi ha più di 80 anni, la Gran Bretagna di 75, la Germania di 70. Alla fine del mese scorso però lo stesso Ministro della Salute tedesco Karl Lauterbach, durante un Consiglio a Bruxelles, ricordava che i dati israeliani mostrano una riduzione della mortalità del 78% già dai 60 anni. Lauterbach ha portato sulla sua posizione l’italiano Roberto Speranza. Anche lui ha chiesto che il continente trovi una posizione comune, entro una settimana. Difficilmente però il continente troverà una posizione comune, e per due buone ragioni. La prima è che non esiste un consenso scientifico sulla quarta dose. Nessuno è sicuro che una nuova iniezione oggi, con la bella stagione che si avvicina, sia opportuna. E l’indecisione rischia di minare il consenso della futura campagna di richiami. Non dimentichiamo neppure che la pandemia ha prodotto dei danni collaterali i cui effetti si faranno sentire nei prossimi anni. “Il Covid continua a essere pericoloso”. “Ma non per i pazienti contagiati, se vaccinati, bensì per chi ha un’altra malattia”. Il Covid, si sa, ha dato un colpo di maglio alla cura delle altre patologie: tra il 50% e l’80% di interventi chirurgici in meno. Il Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia medica, Francesco Perrone, direttore delle sperimentazioni cliniche all’Istituto Tumori Pascale di Napoli, riflette: “Non sono ovviamente i tumori a rarefarsi. Sono le buone pratiche di diagnosi e cura precoce ad arretrare. E nei prossimi anni ne pagheremo il prezzo. Peccato perché da tempo vedevamo calare la mortalità”. Oltre alle cure, anche la ricerca cerca di riportare il motore a pieni giri. In oncologia, la benzina arriva dall’Airc, l’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro che per il 2022 ha deliberato 136 milioni di euro. Consentirà a 5mila scienziati di portare avanti 741 progetti. Lucia Del Mastro, coordinatrice della Breast Unit dell’Ospedale San Martino e professoressa all’università di Genova, ricorda le pazienti che sono arrivate troppo tardi in ospedale per ricevere le cure ottimali. Ma torniamo ai contagi. L’Italia torna a sfiorare i 100 mila contagi. E’ attribuita in parte ad Omicron 2. Ma anche, sottolinea Hans Kluge, direttore dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità, “a quei Paesi che stanno allentando le restrizioni in maniera brutale. Da troppo a troppo poco”. La Gran Bretagna, senza alcuna misura anti Covid da circa due mesi, ha registrato 80mila casi. La Germania è a 220mila. Senza contare che se il Covid non si ferma, ora avanza anche l’influenza. I sintomi più comuni sono febbre, raffreddori, forme gastroenteriche. Sarà buona norma non smettere di utilizzare quegli accorgimenti minimi come la mascherina, lavarsi più di una volta al giorno le mani e tenersi lontani dagli assembramenti che costituiscono il luogo ideale per aumentare i contagi. Se è necessario, è meglio continuare a tenere comportamenti prudenti anche dopo l’addio alla mascherina che dovrebbe avvenire definitivamente il primo Maggio. La prudenza non è mai troppa, soprattutto controllando l’andamento della curva dei contagi e dei ricoveri in ospedale per prepararci per un’eventuale impennata nel prossimo autunno sempre che la guerra in Ucraina non farà saltare ogni piano, soprattutto a tener conto anche del fenomeno migratorio che sarà il vero problema che l’Europa dovrà affrontare con un piano terapeutico che coinvolga tutti i paesi dell’Unione. A tal proposito secondo quanto sostenuto dalla direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), Andrea Ammon, in una riunione della commissione salute del Parlamento europeo “si assisterà ad un nuovo aumento dei casi in inverno. Potrebbero riguardare la stessa variante, o una diversa. Questo è il motivo per cui dobbiamo essere vigili durante l’estate per prepararci in base alla tipologia di virus in circolazione”, ha proseguito Ammon, sottolineando che la copertura vaccinale è ancora essenziale nonostante i paesi stiano chiudendo i centri di vaccinazione. “Penso che avremo bisogno nuovamente dei centri di vaccinazione in autunno e spero che per allora vengano riattivati”. In altre parole, la pandemia non si è conclusa, né sta per concludersi. Ammon ha messo in guardia dal pensare ad un rapido ritorno alla normalità, visto che la situazione pandemica viene spesso affrontata come endemica. “Voglio solo specificare che il fatto che la pandemia diventi un fenomeno endemico non significa che non sia pericolosa e che non ritorni”, ha spiegato Ammon. “Giusto per chiarire, esistono malattie endemiche pericolose, gravi e molto frequenti. Pertanto dobbiamo essere d’accordo su cosa si intende quando si afferma che una malattia è endemica”, ha concluso.
Aprile 2022
La guerra al virus non è finita