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UN FALSO STORICO

Oggi 25 febbraio è il secondo giorno di guerra. Notizie preoccupanti ci giungono dall’Ucraina. I soldati russi – con una manovra a tenaglia – stanno completando le operazioni di controllo del territorio ucraino a partire da Mariapul sul Mar d’Azov nonché dello spazio aereo di tutto il paese. Biden ha minacciato sanzioni ancora più pesanti per la Russia inviando altri 7000 soldati in Europa per rafforzare il confine sud-est mentre la NATO ha confermato di rafforzare ancora di più i paesi confinanti con la Russia mentre l’UE, dopo una notte di discussioni all’incontro straordinario dei Capi di Stato e di governo ha ribadito la più decisa condanna per l’attività militare russa decidendo di aggiungere nuove sanzioni a quelle già prese. Per quanto riguarda l’eventualità di fermare la guerra, si sa che il presidente francese Macron ha avuto un lungo colloquio telefonico con Putin ma nulla di più è trapelato. Sorprendentemente, mentre ieri le Borse di tutto il mondo hanno subito pesanti ribassi delle quotazioni, oggi invece tutte le Borse sono in risalita, compresa quella di Mosca, segno che le sciagure umane sono la manna dal cielo per questo sistema economico. Anche i prezzi del petrolio e del gas hanno subito un netto ribasso. Va precisato che le sanzioni prese sia dall’UE che da Biden non hanno bloccato il sistema di pagamento internazionale che avrebbe causato un grave danno economico anche al sistema bancario mondiale e neppure hanno riguardato il settore energetico perché una contrazione dei rifornimenti russi potrebbe provocare una grave crisi economica dei paesi che dipendono dalla Russia, prima fra tutte la Germania e poi l’Italia, causando un grave rischio di inflazione. A livello di stampa, tutti i maggiori quotidiani sono d’accordo nel condannare questa operazione militare della Russia che va a colpire non solo l’Ucraina ma tutto il sistema di sicurezza europeo. Nel corso di un’intervista concessa al quotidiano “Il Dubbio” di oggi, l’ambasciatore Giulio Terzi, già Ministro degli Esteri italiano in un precedente governo, usa parole di fuoco nel condannare l’invasione dell’Ucraina, definita “un’invasione criminale”. “I sistemi autoritari – aggiunge – si basano sempre sulla forza e mai sul consenso, sul diritto e sulla legittimità internazionale. Purtroppo, quanto sta accadendo c’era da aspettarselo. Si tratta di una sfida lanciata a tutta la comunità internazionale”. Nella sua requisitoria l’ambasciatore aggiunge che si tratterebbe di “comportamento equiparabile all’annessione dei Sudeti (ndr. si tratta dell’invasione della Cecoslovacchia qualche mese prima dello scoppio della seconda guerra mondiale) e alla spartizione della Polonia. La Russia di oggi – a suo parere – ha intrapreso una strada caratterizzata dalla violenza, per occupare lo “spazio vitale”. Nello stesso tempo, rispondendo al giornalista dichiara che l’Alleanza Atlantica non ha mai compiuto un’aggressione e si sarebbe sempre mossa nell’ambito della legalità internazionale e nel rispetto dei Trattati. Ma è proprio questa la verità? Niente affatto: è evidente che l’ambasciatore sia ampiamente schierato sulle posizioni sia degli USA che della NATO, organizzazione quest’ultima che è uno strumento di un potere imperiale che ha come obiettivo di guidare l’umanità intera sulle scelte da assumere nei prossimi anni.

L’ALTRA STORIA

La verità si trova da tutt’altra parte. Il governo italiano e con esso tutta la stampa nazionale, sia di destra che di sinistra, sono allineati sulle posizioni degli Stati Uniti come pure l’UE che continua ad essere il grande assente sulla scena internazionale. Per spiegare la storia di questi ultimi anni riporteremo ampi stralci di un articolo comparso su un giornale di prestigio “Le monde diplomatique” (n. 2 del 2022) che non può essere certo tacciato di essere un giornale di parte, né tantomeno di rappresentare una posizione di sinistra. Come apertamente ha ricordato anche in queste ultime settimane Putin, il suo obiettivo è quello di ottenere garanzie in merito alla protezione della propria integrità territoriale. Putin insiste per costruire un sistema di sicurezza europea in collaborazione con tutti i paesi europei. Anche il Presidente tedesco, ci pare, ha dichiarato che “non vi è sicurezza in Europa senza la Russia”.  Da anni, la Russia chiede un congelamento formale della NATO nella sua espansione verso Est, il ritiro delle truppe NATO dai paesi posti al confine con la Russia e il ritorno in patria delle testate nucleari americane installate in Europa. La precedente mobilitazione dell’esercito russo alla frontiera con l’Ucraina nella primavera del 2021 aveva portato al rilancio del dialogo russo-statunitense. In effetti il Presidente russo contava sul rispetto degli accordi di Minsk, firmati nel settembre del 2014, per ottenere una maggiore autonomia delle repubbliche russe del Donbass. Purtroppo in questi anni non solo la trattativa è a un punto morto ma il nuovo presidente ucraino Zalenskj ha reso più forte il contrasto perché da una parte è aumentata la collaborazione tra l’Ucraina e la Nato mentre dall’altra le richieste avanzate dai russi sono rimaste lettera morta mentre gli USA hanno spinto per l’allargamento ad Est delle strutture euro-atlantiche ereditate dalla guerra fredda, così da consolidare il proprio dominio in Europa. Come ha osservato un analista politico come Galimberti sulle pagine di “La Repubblica”, l’intervento degli USA serve a ricostruire la leadership degli USA in Europa.

LA VIOLAZIONE DEL DIRITTO INTERNAZIONALE

L’allargamento della Nato ad Est fu deciso già nel 1997, nonostante i dirigenti occidentali avessero dato a Gorbaciov garanzie in senso contrario. Negli Stati Uniti, alcune figure di primo piano espressero il loro disaccordo come il Consigliere George Kennon, artefice della politica di contenimento dell’URSS, secondo il quale “l’allargamento della Nato sarebbe il più fatale errore della politica statunitense dalla fine della guerra fredda”. Nel 1999 la Nato ha proceduto con il suo primo allargamento ad est (Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca). Contemporaneamente l’Alleanza Atlantica entrava in guerra contro la Jugoslavia trasformando l’organizzazione da blocco difensivo in alleanza offensiva, il tutto in violazione del diritto internazionale, senza l’approvazione delle Nazioni Unite, impedendo di fatto a Mosca di usare uno dei suoi ultimi strumenti di potere rimasti, il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza. Dopo la caduta di Boris Eltsin, paradossalmente l’arrivo al potere di Putin, coincise con un periodo di stabilizzazione delle relazioni tra Russia e Occidente. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, come gesto di buona volontà, il nuovo presidente concedeva temporaneamente agli USA di utilizzare le basi militari russe presenti in Asia Centrale, ritirando i soldati russi presenti in Kossovo. Nel 2003 l’invasione dell’Iraq da parte delle truppe statunitensi, senza l’approvazione dell’ONU, ha costituito una nuova violazione del diritto internazionale, denunciato assieme da Parigi, Berlino e Mosca, confermando i timori di Washington del rischio di perdere la propria egemonia in conseguenza di un riavvicinamento russo-europeo. Negli anni successivi gli USA hanno deciso di installare una parte del loro scudo missilistico di difesa in Europa orientale, in violazione dell’accordo firmato nel 1997 , in base al quale sia Mosca che gli occidentali non avrebbero installato nuove infrastrutture militari permanenti nell’Europa dell’Est. Ancora, il governo USA ha rimesso in discussione anche gli accordi di disarmo nucleare, ritirandosi nel dicembre del 2001 dal Trattato anti-missili balistici (ABM, 1972). Allo stesso tempo, gli Stati Uniti, hanno spinto per il riconoscimento dell’indipendenza del Kossovo, anche in questo caso, in violazione del diritto internazionale, trattandosi giuridicamente di una provincia serba. Alla fine del 2013 europei e USA hanno sostenuto le manifestazioni che hanno portato al rovesciamento del Presidente Viktor Janukovi, nonostante la sua elezione nel 2010 fosse stata riconosciuta conforme agli standard democratici. Da quel momento, l’annessione della Crimea e il sostegno militare non ufficiale ai separatisti del Donbass, sono state presentate dal Cremlino come una risposta legittima al colpo di Stato filo-occidentale a Kiev.

SERVILISMO ATLANTISTA

Gli accordi di Minsk, firmati nel settembre 2014, hanno offerto a Germania e Francia l’opportunità di trovare una soluzione negoziata al conflitto del Donbass. Ma, sette anni più tardi, il processo sembra essersi arenato, rifiutandosi Kiev di concedere un’autonomia al Donbass, sebbene fosse prevista dagli accordi. L’Occidente, al contrario, in questi anni si è limitato a minacciare solo una nuova serie di misure restrittive, ripetendo che le porte della NATO sono aperte anche per l’Ucraina, malgrado abbiano espresso in passato la loro opposizione e non abbiano in fondo l’intenzione di integrare l’Ucraina nella loro alleanza militare. Al contrario Washington sta lavorando per allontanare l’Europa dalla Russia e favorire al contempo una propria egemonia in Europa. Da parte loro, gli europei non hanno avuto il coraggio politico di contrastare le iniziative più provocatorie della Casa Bianca. Il risultato di questo servilismo atlantista è che gli europei continuano ad essere bistrattati dagli Stati Uniti. Il ritiro non concertato dall’Afghanistan come la creazione di un’alleanza militare nel Pacifico non sono che gli ultimi episodi di questa politica così disinvolta.

CONCLUSIONI

Malgrado le operazioni in corso in tutta l’Ucraina, con perdite di vite umane, e con la prospettiva di un lungo esodo di centinaia di migliaia di cittadini verso i paesi confinanti, non è proprio il caso di continuare una guerra che poteva essere evitata se solo l’UE fosse stata capace di staccarsi dalla politica guida degli USA e della NATO. A questo gioco le carte sono in mano sia all’UE che al Presidente ucraino. Basta sollevare la cornetta del telefono per congelare le operazioni in corso e per riaprire un tavolo di trattative aperto a tutti i protagonisti di questa vicenda, a partire dall’UE che dovrà assumersene ogni responsabilità, per ridare concretezza al rispetto degli accordi violati, prima che da Putin, da chi in sette anni non si è occupato di garantirne il rispetto come l’UE, e senza che l’Osce abbia mosso un dito difronte alle giuste richieste che venivano da parte russa. Il coraggio è anche quello di ammettere i propri errori ma non è umano perseverare a commetterli, sempre che sia a cuore delle istituzioni europee di riportare la pace in queste regioni e di farsi portavoce di una politica di collaborazione fra tutti i popoli europei, senza pregiudizi ma soprattutto lasciando cadere qualsiasi ipotesi di poter trarre vantaggio da questa guerra che va archiviata al più presto possibile. Ci sono i protagonisti della storia recente dell’UE e dell’Europa che posseggono doti più che sufficienti per riprendere un discorso di collaborazione con la Russia, nostro vicino di casa e facciamo in modo che non vinca la prospettiva di isolare la Russia dal resto dell’Europa.

Febbraio 2022

UN FALSO STORICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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