LA PRESENZA CINESE NEI BALCANI
La Cina si è affacciata da qualche decennio sullo scacchiere mondiale scompaginando sempre di più il vecchio ordine mondiale mettendo in discussione la supremazia USA e, in misura minore, della Russia, affrancatasi alla fine del decennio scorso dai lacci burocratici di un sistema obsoleto come quello sovietico. Il vecchio bipolarismo è in crisi anche a tener conto degli altri paesi come la Turchia e l’India che rivendicano un ruolo a livello continentale senza dimenticare l’UE che fa ombra al potente alleato atlantico. Per quanto riguarda il Mediterraneo, paesi come la Francia e il nostro, rivendicano un ruolo di primo piano nel destino dell’Africa occidentale in considerazione dei loro interessi economici negli ex possedimenti coloniali per la prima e per quanto ci riguarda nella vicina Libia. Anche la Cina si è affacciata prepotentemente in Africa dove sta acquistando immensi territori nel centro Africa per sviluppare una coltivazione intensiva della soia necessaria per la produzione di olio di soia, che costituisce un’alternativa ai carburanti fossili, ma distruggendo ogni residua risorsa delle popolazioni locali. Negli ultimi anni – grazie anche al ritardo nel processo dell’integrazione europea – si è proposta con i propri capitali di aiutare i paesi della ex Jugoslavia nel loro sviluppo economico. E’ il caso oggi della Serbia per la quale, pur rimanendo la prospettiva di adesione all’Ue un obiettivo strategico di Belgrado, si è avvicinata sempre più alla Cina negli ultimi anni in un ampio numero di aree, scrive il giornalista serbo Darko Čačić. La regione balcanica è diventata un hub strategico cinese che potrebbe finalmente collegare il porto del Pireo in Grecia, che la Cina ha acquisito nel 2016, con i paesi dell’Europa centrale, e quindi i mercati dell’Ue. Pechino ha recentemente ampliato la cooperazione con Belgrado in vari campi. Il commercio totale tra la Serbia e la Cina è cresciuto costantemente negli ultimi dieci anni. Nel 2016, ha rilevato un’acciaieria in difficoltà e nel 2018, la cinese Zijin Mining ha acquisito l’unico complesso minerario di rame del paese, gravato dai debiti. La società cinese Linglong, sta costruendo una fabbrica di pneumatici da quasi un miliardo di dollari mentre nel gennaio 2021, la società cinese Power Construction Corporation, insieme alle ditte francesi Alstom ed Egis, ha firmato un memorandum con il governo serbo per la costruzione delle prime due linee della metropolitana di Belgrado. Molti grandi progetti infrastrutturali in Serbia sono stati finanziati da prestiti cinesi e tutti i contratti sono stati assegnati a società cinesi senza gara pubblica. La Cina non è il principale creditore esterno, ma la sua quota nel debito estero del governo probabilmente aumenterà se i prestiti saranno erogati in linea con i contratti. L’importo contrattuale dei prestiti cinesi in Serbia è equivalente al 7% del Pil dell’anno scorso. La modernizzazione e la ricostruzione di due sezioni del collegamento ferroviario ungherese-serbo sono tra questi progetti. Ma l’attivismo dell’Impero cinese si sta allargando anche in altri settori. Pechino ha recentemente ampliato la cooperazione con la Serbia nel campo della sicurezza e sta aumentando anche la cooperazione militare. Nel giugno 2020, la forza aerea di Belgrado ha ricevuto sei droni da combattimento armati con missili a guida laser, il primo dispiegamento di veicoli aerei senza pilota cinesi in Europa. E’ la politica dei piccoli passi che può rendere sempre di più la Serbia dipendente da Pechino sia sotto il profilo economico sia per quanto riguarda il settore culturale. Così come sta facendo già in Ungheria, sta costruendo in Serbia una nuova università che si aggiunge a due Istituti Confucio, gestiti dal governo cinese. La nuova partnership tra Cina e Serbia include anche stretti legami politici. Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha parlato spesso dell’”amicizia d’acciaio” tra i due paesi. Belgrado non ha sostenuto le risoluzioni dell’Ue fortemente critiche nei confronti di Pechino. La Cina ha rifiutato di riconoscere l’indipendenza del Kosovo. In cambio, Belgrado sostiene la politica cinese nei confronti di Taiwan. Il rapporto si è approfondito durante la pandemia del coronavirus, con Pechino che ha fornito medici e altri aiuti in campo medico. Quasi da un giorno all’altro, la Cina è diventata il più grande amico della Serbia nei media del paese. La nazione balcanica ha importato 4,2 milioni di vaccini Sinopharm, che rappresentano quasi il 60% delle dosi ottenute finora e ha firmato un memorandum d’intesa e di cooperazione con i partner della Cina e degli Emirati Arabi per produrre il vaccino cinese Sinopharm Covid-19 in Serbia. Gli investitori cinesi vedono i vantaggi dell’ex federata jugoslava, che ha accordi commerciali con Bruxelles, ma non è soggetta alle rigide regole del blocco, poiché non è membro dell’Ue. L’influenza della Cina in Serbia sta indubbiamente crescendo ed è destinata a continuare, ma il suo ulteriore rafforzamento dipenderà dai progressi del Paese sul cammino europeo. Se l’UE non chiarisce se e quando intende aprire le porte anche a questi paesi dei Balcani, ed in particolare alla Serbia, che fanno parte integrante della storia di questo continente, ebbene si rischia di perdere un’occasione storica per la costruzione di un’Europa Unita dall’Atlantico agli Urali. Non può dirsi completato questo grande disegno se restano fuori dall’Europa i Balcani che costituiscono la porta d’ingresso per entrare nell’UE mettendo in discussione la sicurezza di tutto il continente. Lo hanno ribadito a parole i massimi vertici dell’UE ma fino ad oggi alle parole non sono seguiti impegni precisi. L’ingresso in Europa di questi paesi potrebbe mettere fine non solo ad ogni contrasto sui confini interni a quest’area come nel Kossovo, senza dimenticare le minacce del partito serbo della Srpska di uscire dalla confederazione serbo-bosniaca ma creando una valida collaborazione dei paesi Balcani nella gestione della frontiera esterna dell’UE controllando il flusso dei migranti che utilizzano la rotta balcanica per entrare in Europa ed infine aiutando questi paesi ad affrancarsi dalla potenza cinese e, in misura minore dalla Turchia, che stanno “colonizzando” questa regione europea grazie all’immobilismo dell’UE.
Dicembre 2021