Cassaz. Sez. I ord. 13.4.2010 n.8780
Con detta ordinanza la Suprema Corte ha ribadito il principio – più volte riaffermato – che, in tema di equa riparazione spetta al giudice nazionale interpretare la norma interna in modo conforme alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) ma solo “entro i limiti nei quali ciò sia permesso dai testi delle norme”. Qualora il giudice dubiti della compatibilità della norma interna con le disposizioni della Costituzione, egli può investite la Corte Costituzionale della relativa questione di legittimità costituzionale della norma interna ma non ha facoltà di disapplicare la norma interna in quanto tale possibilità sussiste solo in caso di contrasto tra norma interna e norma comunitaria.
La soluzione ribadita ancora una volta dalla Suprema Corte solleva legittimi dubbi dopo l’entrata in vigore lo scorso 1° dicembre del Trattato di Lisbona che contiene, tra le novità più rilevanti, l’adesione dell’UE alla CEDU, con la modifica dell’art. 6 del Trattato.
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