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L’ITALIA NON E’ PIU’ UN PORTO SICURO

Di migranti, purtroppo, dobbiamo ancora occuparci e di quelli in particolare che tentano di sbarcare sulle nostre coste, sospinti dalle condizioni proibitive di vita dai paesi dai quali provengono. Non sono più solo i migranti provenienti dall’Africa ma continuano a tentare la sorte giovani provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente, dove la guerra è di casa, costringendo intere famiglie a tentare di entrare in Europa utilizzando sia la rotta tradizionale verso le coste siciliane che attraverso la rotta balcanica. “Il fatto quotidiano” di oggi 8 c.m. ci informa che il governo ha emanato qualche giorno fa un provvedimento – firmato dai ministri interessati – per impedire ai profughi di essere accolti sulle coste italiane a causa dell’emergenza Covid-19. “Il decreto – scrive il giornale- arriva in serata (quella del 7 u.s.) mentre la nave Alan Kurdi dell’ONG tedesca Sea Eye naviga a poche miglia da Linosa e Lampedusa. A bordo ci sono 145 naufraghi salvati a largo delle coste libiche. E’ l’apertura di un nuovo fronte dell’emergenza. Se l’Italia non è più un porto sicuro di certo non esiste un porto sicuro in tutta l’Europa. Che cosa accadrà da oggi, quindi, per chi fuggendo dalla Libia sarà soccorso in mare?”. E se è vero che in Libia, secondo i dati dell’OMS, ci sono già i primi casi positivi di coronavirus, il rischio è che migliaia di persone, che tentano di lasciare la Libia, possono essere già contagiate, restando in mare per un tempo difficile da calcolare e con conseguenze difficili da immaginare. Secondo il decreto, le attività assistenziali e di soccorso possono essere assicurate dal paese del quale la nave batte bandiera, in questo caso la Germania, per cui sia l’Italia che Malta hanno rifiutato l’approdo alla nave dell’ONG  ma sarà la Germania disposta ad aprire i suoi porti? Senza contare che, tenuto conto delle distanze, i profughi rischiano di ammalarsi durante il tragitto per cui nessuno può escludere che si creino dei focolai galleggianti. Una situazione davvero allarmante: di qui l’ipotesi di trasbordare i migranti su una nave della CRI attrezzata anche per verificare se ci siano già casi di contagio da coronavirus e consentire, comunque, che siano messi in quarantena sia i profughi che l’equipaggio, se non ci fossero già casi di positività. Ad oggi non ci è dato ancora di sapere se si sia proceduto nel senso sopra indicato, continuando la nave a restare in acque non territoriali ed il tempo non lavora certo a favore di una soluzione adeguata che comunque dovrà esserci, per evitare rischi sia ai migranti che all’equipaggio.

9/4/2020

(Avv. E. Oropallo)

l’Italia non è più un porto sicuro

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