La discontinuità? Un falso istituzionale
Una delle prime condizioni che il PD aveva posto per fare un governo con il M5S era che fosse rivisto il decreto sicurezza Salvini, ma diversi erano gli esponenti politici che si erano espressi per una modifica radicale del provvedimento alla luce anche dell’intervento promosso dall’UE di ridistribuire i flussi migratori tra i paesi europei perlomeno quelli che si erano detti disponibili ad ospitare i nuovi arrivati sulle coste italiane e maltesi. Si era parlato di un gesto di discontinuità per distinguere il nuovo governo da quello precedente, anche a tener conto che il primo ministro, il cui nome non era stato gradito al PD, era rimasto sempre lo stesso. Ma ancora oggi resta nel cassetto la bozza di modifica dei due decreti di sicurezza che il nuovo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha pronta da oltre un mese e mezzo. Ma, in attesa che la bozza sia portata all’esame del Consiglio dei Ministri, il decreto Salvini continua a mietere vittime. Il comandante Claus Peter Reisch, si è visto notificare dalla prefettura di Ragusa al suo rientro in Germania una multa di € 300.000!! per aver condotto nel porto di Pozzallo la nave Maria Eleonore con 104 migranti a bordo. “La maximulta alla ONG tedesca Lifeline – scrive La Repubblica del 12 u.s. – torna dunque ad accendere i riflettori sugli effetti della mancata modifica dei decreti di sicurezza proprio nel momento in cui il Mediterraneo torna ad essere un campo di battaglia mentre sono ancora ferme nei porti siciliani le due navi della ONG italiana Mediterranea alle prese con una identica multa da 300 mila euro notificata ai comandanti delle navi”. A chi oggi rimprovera il governo di non rispettare le promesse di questa nuova stagione della politica italiana, in coro si risponde che tutto si farà dopo le elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria. Il fatto è che anche questa nuova compagine governativa, PD compreso, ha ancora paura di Salvini, che li tallona ricordando di essersi battuto sempre in difesa del territorio nazionale. “La paura dello straniero resta un sentimento da sfruttare per mietere consensi” scriveva Saviano sull’Espresso del 3 novembre scorso. E’ sconfortante doverlo ammettere, ma è proprio così: PD e compagni temono di restare nella rete che ha lanciato Salvini, incapaci anche questi nuovi protagonisti di affrontare il problema, cambiando perlomeno quei punti del decreto che il Capo dello Stato aveva indicato. Il movimento promosso da un gruppo di giovani, qualche mese fa, che sta oggi riempiendo le piazze con migliaia di persone, giovani e meno giovani, ricorda al governo che non si può aspettare ancora per mandare in soffitta i due decreti Salvini che ancora restano legge. Vogliamo affrontare il futuro sotto le minacce del sovranismo o dare spazio a queste esigenze che sorgono spontaneamente dal tessuto sociale e affrontare con fermezza le sfide che attendono questo paese? Quello che poteva essere un governo di discontinuità sta rivelandosi alla fine ancora succube del famoso contratto di governo che aveva unito i destini di Di Maio e Salvini. Nel momento del tramonto di questi due autentici “campioni” del nazionalismo, si corre il rischio di trovarsi la strada sbarrata da un Primo Ministro che tutto sommato ha studiato alla scuola di questi due difensori del sovranismo e che ne rappresenta oggi la sintesi, legando le mani anche a chi nel partito democratico aveva sperato in un sostanziale cambio di rotta. Se non ci sarà davvero una discontinuità nel governo del paese certamente non ci dobbiamo meravigliare oggi se il paese è in stagnazione, che rende sempre più difficile la ripresa economica. L’Italia si sta sempre più allontanando dall’Europa per cui anche in politica estera il paese sta perdendo quota, come dimostra anche la crisi libica. Sperare nel movimento cd. delle sardine, sarebbe prematuro visto che si tratta, fino ad oggi, di una delle manifestazioni in cui si esprime il disagio sociale ma è ancora presto per elevarlo a soggetto politico. Resiste ancora qualche baluardo a difesa dei principi che fan parte della nostra carta costituzionale ma è sempre più dura la battaglia per riaffermarne oggi l’attualità, contro tutte le tendenze, nazionali ed europee, di rimettere in discussione la storia di questo continente e riaffermare la centralità dell’UE che, malgrado le critiche spesso ingrate e qualunquiste, resta unico argine contro il ritorno alle barbarie del passato e all’isolamento nazionale, in una società mondiale che ha bisogno di potenti antidoti contro le guerre, le discriminazioni e la distruzione delle risorse naturali.