IL FATTO NON SUSSISTE
Sono queste le ultime parole pronunciate dai Giudici del Tribunale di Milano con la sentenza con cui hanno mandato assolto Marco Cappato, accusato di aiuto al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani in una clinica svizzera ove avrebbe scelto autonomamente di porre fine alla sua vita. Anche l’accusa aveva chiesto l’assoluzione perché “il Cappato è imputato di aver aiutato qualcuno nell’esercizio di un suo diritto”, quello di poter mettere fine dignitosamente alla sua vita. Un diritto che trova conferma nella sentenza della Corte Costituzionale del settembre scorso che, modificando parzialmente l’art. 580 c.p., ha escluso la punibilità dell’aiuto al suicidio in alcuni specifici casi e che saranno le strutture pubbliche del SSN a verificare la esistenza delle condizioni che lo rendono legittimo.
Chiuso il caso Cappato, non si può dire che la vicenda sia stata chiarita, in quanto la Corte Costituzionale nel dichiarare la parziale incostituzionalità della norma in alcuni casi, passa la palla alla politica che dovrà emettere una legge che tenga conto di quanto stabilito dalla sentenza.
Diversamente, sarà ancora una volta la Magistratura ordinaria a dover farsi carico di pronunciarsi nei singoli casi per accertare se sussistono o meno le condizioni per ritenere legittimo l’aiuto al suicidio. E’ per questo che il Parlamento deve decidere in tempi brevi per evitare ulteriori divagazioni sul tema.
Non è un caso che mentre Salvini continui a parlare di “suicidio di Stato”: il PD, che pur si era detto pronto a fare in tempi brevi la legge, oggi per bocca del suo segretario Zingaretti, che si era in un primo tempo pronunciato a favore di una legge sull’eutanasia, adesso in perfetto politichese dice: “dobbiamo trovare una sintesi”.
Una sintesi tra chi e perché, se la Corte Costituzionale ha già tracciato correttamente le linee guida per una legge che riconosca il diritto della persona di mettere fine alla propria vita, e quindi legittimare – quando non lo può più fare personalmente – un aiuto che gli venga dato da un familiare, da un amico o da un medico per raggiungere quell’obiettivo? Si spera che il progetto di legge- già presentato in Parlamento –non faccia la stessa fine che fece il progetto di legge sulla cittadinanza, qualche anno fa, lasciando dunque aperta una ferita nel corpo sociale che sanguina ancora dopo molti anni dal caso Englaro e dal caso Welby-. Sarebbe davvero criminale se vincesse ancora una volta il partito dei temporeggiatori ai danni di una società che si dice civile ma che purtroppo nei fatti è pronta ad accettare ogni misfatto della politica odierna.