I GUAI PER JOHNSON SONO LE DONNE
Scusate il tono ironico ma è proprio vero che l’ultima sconfitta del premier britannico è stata confezionata da due donne. La Corte Suprema britannica, accogliendo un ricorso promosso dall’avvocatessa Gina Muller che aveva portato Boris Johnson innanzi la Corte per la sua recente sospensione del Parlamento, contestatissima anche da una parte del partito conservatore che, in questa vicenda, ha perso 20 deputati, persa la maggioranza in Parlamento e quindi incapace di poter continuare a governare. “Questa è una vittoria per la democrazia” ha esultato fuori dalla Corte l’avvocatessa, che nel 2016 ebbe a compiere un’altra impresa quando, dopo la sua denuncia, la Corte Suprema stabilì che qualsiasi decisione sulla Brexit doveva essere confermata dal voto del Parlamento. L’altra donna che si è resa responsabile di questo ulteriore scivolone del poco attento premier è la Presidente della Corte Suprema inglese che non ha esitato ad definire illegale il provvedimento di sospensione dei lavori al Parlamento che ebbe a prendere nelle settimane scorse Johnson. La prima donna ad essere stata nominata Presidente della Corte Suprema “che ha avuto il coraggio – scrive “La Repubblica” ieri in edicola- “di sfidare, in nome del potere giudiziario, quello esecutivo, per ridare voce al potere legislativo”. Neppure la regina Elisabetta ha il potere di opporsi a questa decisione che ha riaperto ai deputati le porte del Parlamento. Un brutto colpo per Johnson che, rientrato a Londra da New York, ove si era recato per partecipare alla assemblea generale dell’ONU, ha ribadito che in ogni caso si esce dalla UE il 31 di ottobre. La sconfessione del premier ha innescato una vera e propria crisi istituzionale in quanto il provvedimento di sospensione è stata firmato anche dalla Regina Elisabetta II, capo dello Stato, che si trova coinvolta in questo scontro tra poteri dello Stato. Di positivo è che lo stato di diritto ha funzionato in tempi rapidi condannando il populismo del primo ministro anche se non si intravede quale possa essere la soluzione. Se il premier non sarà disposto a dimettersi e soprattutto a non rispettare la legge che il Parlamento ha avuto il tempo di far approvare prima della sospensione che prevede l’obbligo di chiedere all’UE una proroga del termine del 31.10 per chiudere la vicenda, nel caso in cui, come sembra, il governo inglese non abbia alcuna proposta per evitare il “no deal”, il premier rischia di essere deferito all’Alta Corte e rischiare addirittura il carcere. L’altra soluzione, più ragionevole, sarebbe che si pervenga ad un governo bi-partisan per chiudere la vicenda Brexit semmai con un nuovo referendum e poi passare a nuove elezioni. Tempi brevi a disposizione che potrebbero compromettere questa soluzione. Sinceramente, malgrado la GB abbia una lunga storia di battaglie democratiche alle spalle, e la decisione della Suprema Corte lo conferma, è difficile mostrarsi ottimisti difronte ad un buffone di corte che va in giro per il paese a raccontare solo menzogne e a far crescere l’onda di chi ancora una volta si affida all’imbonitore di turno. Salvini docet!!
Settembre 2019
(Avv. E. Oropallo)