LE MENZOGNE di MR. JOHNSON
Era andato il premier Johnson a Lussemburgo sicuro di sé, dichiarando che l’accordo era quasi fatto ma dopo l’incontro avuto con Juncker, questo ultimo lo ha definito amichevole “ma non abbiamo ancora visto proposte da Downing Street per trovare una soluzione al confine irlandese”. Ancora peggio gli è andata alla conferenza stampa che avrebbe tenuto subito dopo insieme al premier lussemburghese che ha lasciato solo in conferenza, messo in fuga dai fischi e dagli slogan di proteste dei cittadini inglesi residenti, furiosi per la prospettiva di un “no deal” senza accordo, con grosse ripercussioni sia sociali che economiche. E’ proprio quello che teme anche il sindaco di Londra che ha indetto una manifestazione sabato scorso per un confronto con i cittadini europei residenti in UK ormai da tanti anni che temono per il loro lavoro in Gran Bretagna, soprattutto nell’ipotesi di un rientro forzato in Europa. Il sindaco per ora esclude ogni ipotesi del genere ma si è detto pronto ad un piano di emergenza per attutire il caso di un “no deal” e per fornire tutta l’assistenza possibile per i cittadini UE che vivono in GB che sono più di tre milioni di cui 770.000 italiani. L’unica soluzione per il sindaco di Londra è un secondo referendum sulla Brexit, una soluzione richiesta da tanti politici, anche del partito conservatore, per evitare la catastrofe imminente. Sarà Johnson capace di un gesto di umiltà? Un gesto che riporterebbe la GB al suo posto in seno all’UE? Ma il tempo stringe e ormai i cittadini inglesi temono effettivamente per il destino della UK messo in discussione anche da un silenzio colpevole della regina. God save the queen! E anche i cittadini inglesi!