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IL VERO VOLTO DELLA CRISI

Il nostro lavoro è spesso un lavoro ingrato perché ci fa sempre incontrare la realtà sociale ed economica, spesso sgradevole e quasi sempre difficile da digerire. Spesso ci illudiamo – nel nostro percorso professionale – di poter stemperare i contrasti sociali, di poter trovare delle soluzioni soddisfacenti per le parti che rappresentiamo. E ciò è possibile nei singoli casi ma non dimentichiamo che questa funzione “calmieratrice” non serve quando la forbice della differenza sociale ed economica si allarga, soprattutto quando vi è una gigantesca crisi economica che ormai dal 2008 rende sempre più difficile cercare di arginare i contrasti. E ciò è ancora più difficile quando si tratta di contrasti sociali che non si possono risolvere ricorrendo alla giustizia ma sono di competenza della politica. Detto ciò, non possiamo dirci estranei alla lotta sociale oggi in corso: in effetti, le discriminazioni sociali ci coinvolgono sempre di più, in quanto ogni giorno misuriamo la distanza crescente – che diventa ormai incolmabile – tra le classi sociali. Basti ricordare che in Italia sono ben 6 milioni i cittadini che sono sotto la soglia della povertà (in pratica non godono di alcun reddito o di un reddito talmente basso da non consentire loro neppure di far fronte alle prime necessità quotidiane) ma ci sono oltre 10 milioni di cittadini che si avvicinano a questa soglia con un reddito decisamente insufficiente.

Si tratta in genere di pensionati, di lavoratori super-sfruttati (e tra essi tanti sono immigrati), donne e operai espulsi dal mondo del lavoro e giovani. In Italia abbiamo il più alto tasso di disoccupazione giovanile (oltre il 40%) per cui migliaia di giovani – spesso anche laureati – lasciano l’Italia in cerca di un lavoro all’estero. Una forma di emigrazione che priva l’Italia di professionisti, di tecnici, di lavoratori specializzati. Lasciamo perdere le chiacchiere che ci racconta la classe politica che in questi anni – che sia stata la destra o la nuova coalizione di centro-sinistra – ha dimostrato solo di non essere all’altezza della situazione facendosi promotrice di riforme che, in effetti, hanno solo penalizzato fasce sempre più ampie della forza-lavoro di questo paese.

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