L’ITALIA CHE VERRA’
Fra frizzi e lazzi, abbiamo salutato anche il 2018. Un anno pieno di contraddizioni e denso di colpi di scena. Non è ancora tempo di fare bilanci ma già si possono fare delle previsioni in considerazione delle ultime scelte operate dal Governo. E mi riferisco in particolare alla manovra economica che dal settembre scorso – causa l’aumento dello spread – ha già portato ad un aumento del debito globale del paese. Una manovra che ha segnato un ulteriore attacco alla democrazia parlamentare in quanto, per la prima volta nella storia repubblicana, un bilancio è stato approvato al buio, grazie alla fiducia imposta dal governo, senza alcun intervento del Parlamento. Un ulteriore attacco alle istituzioni democratiche ed in particolare al Parlamento che è stato di fatto esautorato dei suoi poteri. Ancora, per evitare che la Commissione europea potesse avviare una procedura di infrazione, ed anche per evitare l’esercizio provvisorio del bilancio, il Presidente della Repubblica è stato costretto a promulgare la legge di bilancio, malgrado essa presenti diversi profili di incostituzionalità, come già denunciato dalle opposizioni. A nulla sono valse le proteste che sono state sollevate sia al Senato che alla Camera dei Deputati. Nel suo intervento di fine anno è stato il Presidente in maniera pacata ad invitare le parti politiche ed in particolar modo il governo a ricucire lo strappo, consentendo un sereno confronto sulle singole misure che il Parlamento non è stato messo in condizione di esaminare. Soprattutto per quanto riguarda l’aumento del prelievo fiscale sulle organizzazioni no-profit e sulle associazioni di volontariato che si occupano di solidarietà e di assistenza. Belle parole che, a nostro avviso, cadranno nel vuoto in quanto non si tratta di un caso isolato in quanto l’obiettivo perseguito da questo governo è quello di comprimere l’esercizio democratico del potere e di mettere a tacere ogni forma di dissenso. Ne è conferma quanto accaduto nel corso delle votazioni quando sul blog della piattaforma Rousseau, controllata dal Movimento Cinque Stelle, è comparso un comunicato che ha sparato a zero nei confronti della libera stampa affermando che “i vertici delle banche, assicurazioni, i grandi gruppi editoriali in perenne conflitto di interesse stanno inquinando il dibattito democratico con un vero e proprio terrorismo mediatico e psicologico”. Anche se Di Maio è intervenuto per far rimuovere dal blog il testo incriminato, resta il fatto che lo stesso rappresentante del M5S ha ribadito, all’indomani dell’approvazione della legge di bilancio, che l’anno che verrà “sono in programma altre riforme e addirittura la riforma della Costituzione”. Segno che, se non ci sarà una seria opposizione a queste prospettive, l’Italia potrebbe divenire uno Stato di polizia, che trova i suoi sostenitori sia in Di Maio che Salvini che già si sta preparando per la scalata al Parlamento europeo. Va aggiunto che in questo disegno si inseriscono alcuni provvedimenti varati dal governo nel mese di dicembre scorso, sempre con il sistema della fiducia: il primo è la legge di revisione della prescrizione penale, contrastata sia da avvocati che dalla Magistratura con la quale si è prorogato il termine di sospensione della prescrizione. Si tratta di una legge liberticida, illiberale che, invece di diminuire i tempi del processo, viene a modificare i tempi della prescrizione. Vero è che la legge diventerà operativa dal 2020 ma ciò non è certo una notizia rassicurante per le sorti di questo paese. L’attuale ministro della giustizia ha anche in programma la riforma (ennesima) del codice civile e del codice penale. Quindi siamo difronte alla prospettiva di misure illiberali che si aggiungono a quelle previste dal ministro Salvini il quale ha mandato in porto la nuova legge sulla sicurezza che è servita soprattutto a limitare i diritti dei migranti, anche se residenti in Italia. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, ha dato disposizione di non applicare a Palermo le misure varate con il cd. “decreto sicurezza” in base alle quali si nega la possibilità di concedere la residenza a chi ha già un permesso di soggiorno. E senza la residenza, i migranti presenti legalmente sul territorio non potranno utilizzare i servizi previsti dal SSN e/o iscriversi ai centri di impiego. “Il governo – dichiara Orlando – oggi finalmente getta la maschera con il decreto n. 132 del 2018 che costituisce un esempio di provvedimento disumano e criminogeno …perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale ed è criminogeno perché siamo in presenza di una violazione dei diritti umani”. Ben detto, sig. Sindaco! Ma alle parole devono seguire i fatti perché è questa l’unica musica che intende il sig. Salvini. Come ha scritto recentemente un autorevole commentatore, bisogna costruire una rete di resistenza attiva, di disobbedienza civile per non consentire più a Salvini e compagni di farsi beffa della Costituzione e di violare impegni che discendono dalla nostra appartenenza all’UE e dalla sottoscrizione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Non è un caso che il prossimo passo che Salvini ha annunciato sarà quello della legge sulla legittima difesa per cui milioni di cittadini si doteranno di un’arma per sentirsi più sicuri. E’ il sistema vigente oggi negli USA e le stragi che frequentemente si verificano in quel paese sono il segnale più evidente di insicurezza sociale e del fallimento di un sistema di sicurezza basato sulla diffusione delle armi. I commentatori politici parlano di una elusione dei valori tradizionali su cui è costruita anche l’UE, di democrazia illiberale ma credo si possa più chiaramente parlare di Stato di polizia quando, con qualche misura assistenziale come ha fatto in Italia questa coalizione di governo, che cerca di allargare in questo modo la propria base di consenso. E finora, malgrado le smagliature, ci stanno riuscendo, soprattutto la Lega di Salvini che fa il diavolo a quattro per pontificare su tutto, capace di trovarsi uno spazio anche a livello diplomatico, andando a Mosca a fare accordi con Putin, facendo passare in Italia la TAP, che era stata contestata anche dal M5S che ha dovuto ingoiare il rospo, pur di conservarsi l’alleato di governo, sempre più prezioso. Ma l’on. Salvini è andato anche a Israele a mettere in crisi la linea politica seguita dall’Italia fino ad oggi o ricevendo in Prefettura a Milano, come ha fatto qualche mese fa, il Presidente ungherese Orban per organizzare l’assalto alla roccaforte dell’UE. Perché è in gioco l’esistenza stessa dell’UE, se questi signori sovranisti raggiungessero la maggioranza, capaci di far girare all’indietro le lancette della storia, ritornando all’Europa delle Nazioni. Bisogna dire no a questa prospettiva, ricostruire una rete di resistenza attiva e di disobbedienza civile per mandare all’aria i piani che questi signori stanno preparando. Tornano di moda parole antiche: patria, nazione, identità; parole che continuano ad affascinare i nostalgici di un mondo che non c’è più, parole che fanno presa sulla gente, parole che servono per trascinare i popoli in nuove imprese belliche. A questa ideologia dobbiamo opporre la difesa dei diritti, battersi per un obiettivo che non sia quello dell’Europa delle nazioni, ma dell’Europa federale, della solidarietà e del lavoro che possa mandare in soffitta ogni ideologia sovranista. E’ questo il nostro programma al quale lavoreremo insieme a tutte le forze sociali e politiche che vorranno farne parte.
Gennaio 2019