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L’ITALIA SPROFONDA

In un recente intervento sulle pagine di Repubblica, Carlo Petrini – che fu tra i fondatori dell’associazione “Gambero Rosso” e profondo conoscitore del disastro ambientale del nostro paese – ha messo in guardia contro la tropicalizzazione del nostro territorio vistosamente colpito – negli ultimi anni – da fenomeni atmosferici estremi che vanno da periodi di siccità fino ad abbondanti piogge spesso vere e proprie “bombe” d’acqua che hanno causato morte e distruzione, come recentemente è avvenuto sul litorale ligure e nel Veneto dove la tromba d’aria ha devastato migliaia di ettari di territorio, abbattendo alberi secolari, per cui ci vorrà più di una generazione per riparare ai guasti causati dalla natura. E’ evidente che, se non possiamo controllare il fenomeno del riscaldamento globale del pianeta che è causato essenzialmente dall’attività umana che in questi ultimi decenni ha portato alla desertificazione di interi territori e all’aumento delle piogge acide, è chiaro che anche la mancanza di prevenzione ha fatto si che l’Italia – nell’ambito dell’UE – è tra i paesi più colpiti dai fenomeni naturali, che non possono più essere catalogati come capricci della natura, episodi isolati e quindi, se non ci si attrezza per contenere la furia devastatrice, finiremo per essere presto un paese con seri rischi di desertificazioni al Sud (in Sicilia il fenomeno è più evidente) ma di finire anche sotto l’acqua a causa delle violenti mareggiate che devastano le coste e alle forti piogge che non riescono ad essere assorbite dal suolo, con pericoli di esondazione dei fiumi – come è avvenuto proprio in Sicilia qualche settimana addietro – e provocando danni incalcolabili a paesi costieri come è avvenuto a Portofino. Ebbene, se è vero che ha difettato una seria politica di prevenzione, peggio ancora è constatare come non si è arrestata la corsa alla cementificazione del paese con una percentuale che è tra le più alte d’Europa. Una vergognosa gestione del territorio difronte alla quale i governi che si sono succeduti in questo primo ventennio di questo secolo hanno continuato a chiudere gli occhi. Proprio in questi giorni il Governo ha varato una nuova legge di condono che vergognosamente vuole legalizzare ancora una volta un’ennesima colata di cemento. Bisognerebbe cambiare strategia partendo dal principio che non è più concepibile in un’epoca come la nostra, continuare ad ignorare che il territorio non appartiene al genere umano che ha il diritto di usarlo ma anche di conservarlo per le generazioni future. Un gruppo di paesi – di lunga tradizione civile – si sta attrezzando per mettere fine a questo scellerato uso del territorio. Da noi, invece, tanto per fare un esempio, nella zona rossa del Vesuvio – dove esiste il divieto assoluto di costruire – si continua a cementificare aumentando il rischio di una catastrofe senza limiti nel caso di risveglio del buon “Vesevo”. Al Nord, per non perdere il vizio, si coprono le montagne con nuovi spettrali costruzioni di ogni tipo, aumentando il rischio di valanghe. In nome ovviamente della “libertà di impresa e del diritto assoluto e sacro della “proprietà privata””. Ormai abbiamo già superato i confini dell’equilibrio naturale per cui nei prossimi anni, se non ci sarà un ravvedimento generale e soprattutto un diverso rapporto con la natura, il genere umano rischia di essere cancellato dalla faccia della terra. Fantasticherie? Eccessivo allarmismo? Forse e vorremmo che qualcuno ci facesse pensare diversamente. Invece il paese corre allegramente verso il baratro, verso l’isolamento dal resto dell’Europa, sotto la guida dissennata di due fantocci raccolti chissà dove e con l’aiuto di compiacenti scudieri i quali si sono allineati al diktat della “nuova” democrazia. Non crediamo ci sia da aggiungere altro a questo quadro. Purtroppo, il nostro popolo, cui si richiamano sempre i nostri alfieri del populismo in salsa volgare, ha perso la capacità di reagire, come a volte è avvenuto storicamente, continuando a credere alle menzogne di chi governa alla giornata, che continua a sparigliare le carte, che non ha quella necessaria preparazione per gestire i problemi reali, per cui, l’allarme lanciato finisce per restare inascoltato. Serve un cambio di rotta non solo del governo ma anche del nostro sistema politico ed economico. Impresa irrealizzabile da questa attuale classe politica se non vogliamo, e potrebbe essere già tardi per il nostro paese, che l’Italia ritorni ad essere un paese di forti contraddizioni sociali, di scarso peso politico, con un’economia di sopravvivenza. La fine di un’illusione e l’inizio della fine per noi e per l’Europa.

Novembre 2018

L’Italia sprofonda

 

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