L’ITALIA di DOMANI
Non sono mai stato interessato al calcio, né alle vicende che ruotano attorno a questo sport, tanto amato dagli italiani come da buona parte degli “sportivi” di tutto il mondo ma a volte, anche una partita di pallone, può fornire motivo di meditare su certe dinamiche sociali. Sfogliando il giornale, ho letto recentemente dell’ultima sfida in campionato tra Juventus e Napoli. Mi ha sorpreso che tra i ventidue giocatori scesi in campo, ben diciotto non fossero italiani con netta prevalenza di giovani extra-comunitari, provenienti da ogni parte del mondo ed in particolare dal continente africano. Ebbene, se questo è lo specchio dei tempi, non dovrebbe scandalizzare l’ipotesi – più che realistica- che la società di domani, anche quella italiana, possa vedere massicci afflussi di migranti provenienti da ogni parte del mondo ed in particolare dal continente africano o dall’Asia. Se si pensa ad un lavoro intelligente di integrazione dei nuovi arrivi, ebbene essi potranno essere inseriti nel nostro tessuto sociale ed economico andando a colmare il vuoto determinato dal calo di nascite. Non credo che vi siano ragioni serie per opporsi a questo fenomeno migratorio ormai di dimensioni globali. Secondo le statistiche fornite dagli organi dell’ONU ogni giorno sono in cammino in tutto il mondo ben 100 milioni di persone che si spostano dai loro paesi, alla ricerca di migliori condizioni di esistenza o per sfuggire a situazioni di guerra o per sottrarsi a discriminazioni sociali o religiose. I paesi più avanzati in Europa, con la Germania in primo piano, stanno organizzandosi per integrare questi nuovi arrivati senza incontrare grossi problemi. In Italia invece, dopo aver accolto i profughi provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo, si fa di tutto per liberarsi di loro, considerati solo una zavorra. In realtà, non sono gli italiani contrari all’accoglienza, ma quei cattivi governi che fomentano la paura alla ricerca del consenso elettorale e che con le menzogne alimentano discriminazioni che fanno parte della cultura politica delle classi dominanti che temono di perdere il controllo sulla società.
Avv. E. Oropallo
Maggio 2018