L’UE complice degli orrori nei centri di raccolta libici
Durissima accusa rivolta ai vertici dell’UE dal Presidente di MSF che ha inviato una lettera aperta di denuncia ai leader europei, dopo una visita in un centro di detenzione “ufficiale” a Tripoli. “Quella che ho visto in Libia – dichiara sulle colonne de La Repubblica dell’8 settembre il Presidente di MSF – è la forma più estrema di sfruttamento degli esseri umani basata sul sequestro, la violenza carnale, la tortura e la schiavitù e i leader europei sono complici dello sfruttamento mentre si congratulano del successo perché in Europa è arrivata meno gente”. Sono centinaia le testimonianze raccolte da MSF sulle violenze cui sono sottoposti adulti e minori, senza differenza alcuna, all’interno di questi centri. D’altra parte, sarebbe difficile pensare che i governi che stanno lavorando per bloccare i migranti in Libia non siano a conoscenza delle tremende condizioni di detenzione in cui si trovano migliaia di migranti arrivati in Libia. La politica seguita dall’UE è di bloccare i migranti quando sono ancora lontani dalle coste italiane per cui hanno fatto accordi (a suon di miliardi) perché le autorità dei territori attraversati dai migranti nella loro fuga dalla miseria e dalle persecuzioni provvedano a trattenerli nel loro territorio. Il successo ottenuto con l’accordo con la Turchia che si è incaricata di trattenere i profughi siriani e quelli provenienti dal sub-continente indo-pakistano, che ha bloccato l’esodo in Grecia, ha convinto le autorità UE, ed in primis il governo italiano, a usare lo stesso metodo in Libia. Il ministro Minniti si è visto recentemente con i rappresentanti del governo libico, sia quello “ufficiale”a Tripoli che il generale Haftar in Cirenaica, per ottenere la loro collaborazione per chiudere la rotta del canale di Sicilia: recentemente, dopo aver fornito alla marina libica autovedette e notevole materiale bellico, Minniti ha invitato a Roma anche sindaci delle città libiche interessate al passaggio dei migranti che arrivano dal Centro Africa promettendo loro un’altra barca di soldi perché collaborino al sequestro e al respingimento dei migranti nei loro paesi di origine. Sempre nel mese di luglio, una delegazione italiana si è recata in Egitto per trattare con le autorità governative perché blocchino alla frontiera con la Cirenaica i migranti che arrivano nel paese. E questo in cambio di generosi fondi forniti al governo egiziano. Non è un caso che, per favorire questa collaborazione, il governo ha inviato l’ambasciatore italiano al Cairo, per riprendere normali relazioni dopo il caso Regeni, sollevando anche le proteste dei genitori del ricercatore trucidato dai servizi di sicurezza egiziani. Insomma, il nostro ministro, vantandosi, di aver difeso la tenuta del nostro sistema democratico messo in discussione dai flussi migratori, sta lavorando per la creazione di una grosso campo di concentramento, alle porte dell’Europa, nel quale lasciare morire migliaia di persone di stenti e di violenze. C’era bisogno a questo punto di eliminare testimoni scomodi come le ONG e da questa esigenza è partita la ignobile campagna di accuse contro queste organizzazioni costrette a sottoscrivere un codice di condotta preparato dal governo italiano e confermato anche in sede europea o a cessare ogni attività che potesse ostacolare il progetto avviato dalle autorità italiane. Il Presidente Gentiloni, ha dichiarato sempre sulle pagine del quotidiano, di condividere l’allarme diffuso da MSF, ma confermando il contrasto al traffico di uomini e la necessità di ridurre i flussi, come dal suo canto ribadito anche dalla Mogherini. Da nessuno dei due però è venuta alcuna proposta concreta per garantire la sicurezza dei migranti. Sulla vicenda interviene anche l’ex ministro degli esteri Emma Bonino che non usa mezzi termini nel condannare la politica seguita dal ministro Minniti. “Il modello Minniti non mi convince– dichiara la Bonino-. Hanno messo un tappo ma neppure troppo stagno…”. Vede nero Bonino il futuro del nostro paese: “in quel paese l’Italia si è messa in un mare di guai. Nessuno può dirsi soddisfatto o gridare vittoria difronte allo scempio di vite umane, agli abusi, alle violenze più atroci perpetrate nei lager libici. La lettura del rapporto di MSF dovrebbe sollevare un moto di indignazione nell’opinione pubblica europea e di vergogna per i leader politici”, poco convinta dell’impegno assunto dal governo italiano di far gestire quei centri dall’ONU. Anche perché, venti di questi campi sono off-limits e solo dieci quelli nei quali saltuariamente possono entrare funzionari ONU. L’Europa ancora una volta chiude gli occhi innanzi alla tragedia incombente dimenticando la terribile lezione della storia recente e abdicando ancora una volta ad una prospettiva di costruire una società aperta e democratica. Oggi l’Europa è percorsa da un’ondata di nazionalismo e razzismo che sta ricreando le condizioni per nuovi conflitti militari. Lo spirito di Ventotene è stato accantonato e questo continente lentamente ma inesorabilmente si sta avviando verso un declino politico e sociale. Non possiamo restare in silenzio difronte a questo arretramento, senza dimenticare che queste migrazioni non costituiscono più un fatto episodico ma sono il frutto della politica mondiale che sta aprendo profonde lacerazioni all’interno del corpo sociale e l’impoverimento delle condizioni di vita di centinaia di milioni di individui. E’ la politica che deve gestire questi problemi ma non saranno certo nani e ballerine a poterlo fare, anche perché la cd. sinistra oggi al potere è terrorizzata dall’ipotesi di perdere le prossime elezioni per cui sta attuando una politica identica a quella che la destra storica richiede. Qualche commentatore politico ha scritto che il compito della sinistra è quello di mostrare i limiti della politica della destra. Oggi non c’è alcuna forza politica in Italia che sia capace di contrastare la politica della destra per cui occorre uno sforzo collettivo di tutti i comparti civili, di tutte le organizzazioni umanitarie per cambiare questa gestione politica prima che sia troppo tardi, combattendo a viso aperto ogni forma di discriminazione sociale, ogni violenza di gruppo sociale o di classe e combattendo lo sfruttamento di esseri umani e l’illecito arricchimento di altri gruppi sociali. Disegno politico certamente arduo e difficile da attuare ma a volte l’impresa può essere meno ardua di quanto si immagina. Questo sistema economico e politico si sta scavando la fossa con le proprie mani. L’obiettivo in Italia deve essere quello di mandare a casa una classe politica incapace di affrontare le sfide del futuro e di spingere l’UE ad attuare quella società sognata dai padri dell’Europa moderna nello spirito del manifesto di Ventotene cui spesso gli attuali nostri governanti si richiamano senza forse avere conoscenza degli obiettivi che esso si prefiggeva.
Settembre 2017
(Avv. E. Oropallo)